Il FISCO della DESTRA: la detassazione delle prime case a Pisa

Auletta Ciccio, Mainetto Giovanni, Ricci Marco

Notoriamente la statistica è una scienza che può fornire informazioni alquanto fuorvianti quando i dati statistici sono resi pubblici in modo parziale e/o incompleto. Il classico esempio che palesa la possibile approssimazione insita nelle informazioni statistiche parziali è quello delle due persone che mangiano mediamente mezzo pollo a testa al dì. Solo che una muore di fame perché rosicchia ogni giorno le due zampe il cui apporto nutritivo è pressochè nullo, mentre l’altra è obesa perchè mangia praticamente tutto il pollo scartando le sole zampe.
Da almeno un paio di decenni la politica governativa in Italia usa intenzionalmente la statistica soprattutto per gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica, così da coprire dietro una spessa coltre di nebbia le proprie scelte di fondo. Che sono sempre e comunque di destra, cioè in favore dei ceti più abbienti, indipendentemente dall’etichetta politica di cui si ammanta il Governo in carica. E questo è tanto più vero in ambito fiscale, laddove una politica moderatamente progressista cercherebbe di reperire risorse in maniera progressivamente crescente presso i patrimoni dei ceti più abbienti, per poi ridistribuirle, magari facendone un uso socialmente equo e solidale.
Il gruppo consiliare UCIC-Rif.Com. ha deciso di fornire evidenza dell’iniquità fiscale italiana analizzando un “caso di studio” patrimoniale concreto: la tassazione delle prime case di proprietà nel Comune di Pisa.
La detassazione delle prime case è da sempre un cavallo di battaglia della Destra italiana. Tutti si ricorderanno come, una diecina di anni addietro, Berlusconi riuscì a “quasi” impattare le elezioni del 2006 con un magistrale colpo da incallito televenditore qual’è. Durante il dibattito finale in TV con Prodi, il residente principalmente nella Villa di Arcore così concluse il suo intervento: “Per noi la prima casa è sacra, come è sacra la famiglia (sic!). Per questo aboliremo l’ICI[1]. Avete capito bene? … Aboliremo l’ICI su tutte le prime case, e quindi anche sulla vostra!”
Berlusconi e la Destra cavalcano da sempre il tema dell’assenza di tasse sulla prima casa perché sanno che il 76,6% delle famiglie italiane vive in una casa di proprietà[2]. Ma, tutte le prime case sono uguali? E, tutte le famiglie italiane che abitano in una casa di proprietà hanno lo stesso reddito familiare?
Quando Berlusconi nel 2008 abolì del tutto l’ICI per le abitazioni principali, dovette comunque lasciare quella tassa per intero su abitazioni di tipo signorile, sulle ville, e sui castelli e sui palazzi di eminente pregio artistico o storico, cioè su quelle abitazioni classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. L’ICI fu successivamente modificata in IMU (Imposta Municipale Unica) mantenendone le caratteristiche e poi venne affiancata dalla TASI (Tributo per i Servizi Indivisibili). La legge di stabilità 2016 del Governo Renzi ha infine confermato l’esenzione totale per entrambe queste imposte destinate ai Comuni per tutte le abitazioni principali delle categorie catastali da A/2 a A/7 comprese. Quindi, oggi, pagano le imposte IMU e TASI sulla abitazione principale solo quelli che abitano in un palazzo signorile, una villa, un castello, o simile.
Abbiamo dunque domandato all’Amministrazione Comunale di Pisa quante siano le unità immobiliari delle categorie A/1, A/8 e A/9 censite nel nostro Comune e quante di queste siano adibite ad abitazione principale dai loro proprietari.
In data 27 Luglio 2016 l’assessore Serfogli ha infine risposto al nostro quesito. Su 82(!) unità immobiliari comprese nelle 3 categorie sopra specificate, 55 sono adibite ad abitazione principale: 51 in categoria A/1 (tipo signorile) e 4 di categoria A/8 (ville). Cioè, nel territorio del Comune di Pisa che conta 89158 abitanti (ISTAT 1/1/2016) ci sono solo 82 immobili accatastati in A/1 e A/8 e A/9 e la miseria di 55 persone che hanno la loro abitazione principale in uno di questi immobili!
Qualcosa non torna. Possibile che siano considerate di pregio così poche abitazioni quando ci sono molte zone con edifici signorili e ville nel Comune di Pisa a partire da Porta a Lucca, transitando per Porta a Mare, per arrivare ai Lungarni, al Centro storico e alle zone intorno a San Rossore, Marina di Pisa e Tirrenia?
Ci siamo allora domandati: ma quante sono le famiglie ricche o benestanti che risiedono a Pisa?
Purtroppo non abbiamo dati precisi sul reddito delle famiglie residenti a Pisa. Sappiamo però che a fronte di 64060 singole persone fisiche residenti nel Comune di Pisa che nel 2015 hanno fatto la denuncia dei redditi, quelle che hanno dichiarato più 75mila euro di reddito annuale sono 2365. Quindi, fra questi 2365 si annoverano sicuramente quei 55 sfortunati che soli(!) pagano IMU e TASI per la loro abitazione principale!
E dove abiteranno i 2310 pisani che hanno un reddito annuale superiore a 75mila euro e che non pagano neanche un euro di TASI e IMU per la loro abitazione principale?
Quasi certamente un buon numero di costoro abiterà nei villini (categoria catastale A/7) o nella classe massima delle abitazioni di tipo civile (A/2) delle due Zone Censuarie del Comune di Pisa[3], cioè nelle abitazioni di maggior pregio. E questo è ciò che quanto prima cercheremo di appurare chiedendo all’Amministrazione Comunale di rendere pubblici anche questi dati.
Nell’attesa di poter fornire dati statistici corretti e completi all’opinione pubblica cittadina, possiamo già oggi affermare con certezza che:
1) il numero proprietari di abitazioni principali che pagano IMU e TASI a Pisa è ridicolo;
2) il numero di contribuenti che a Pisa potrebbero contribuire alle entrate delle casse comunali con una tassazione anche minima sulla loro abitazione principale è dell’ordine delle migliaia di individui;
3) anche a Pisa i benefici economici relativi alla detassazione della abitazione principale forniscono un beneficio assai limitato a chi ha già poco, cioè la maggioranza di lavoratori e pensionati, mentre è assai più cospicuo per chi possiede proprietà immobiliari di maggior pregio;
4) il Governo Renzi, che ovviamente è a conoscenza di tutto questo come dimostra l’ampio studio a livello nazionale [2] pubblicato a fine 2015, prosegue nelle politiche berlusconiane di soffocamento delle entrate degli Enti locali con misure formalmente populistiche di detassazione di (quasi!!!) tutti i patrimoni immobiliari di prime case che in realtà vanno a tutto vantaggio dei soli ceti più abbienti.
Tutto questo lo deduciamo da dati statistici completi che comprendono dati catastali e redditi!
[1] L’ICI era un’imposta non progressiva gravante sul patrimonio immobiliare. Molto simile all’attuale IMU.
[2] Gli immobili in Italia 2015 – Agenzia delle Entrate (ultima versione disponibile)
vd sito http://www.agenziaentrate.gov.it/
[3] La classe è un parametro che, nell’ambito di una stessa categoria catastale, distingue gli immobili in funzione del livello delle rifiniture, della dotazione dei servizi, dell’ampiezza dei vani e della posizione nel territorio comunale. Il numero delle classi può variare da Comune a Comune in base alle differenze che sussistono tra i valori del mercato delle locazioni all’interno della stessa categoria catastale. Il Comune di Pisa ha due Zone Censuarie con valori catastali maggiori a parità di classe e categoria catastale per la Zona Censuaria Seconda che corrisponde alla parte Litoranea del territorio comunale.

 

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