IL VOCABOLARIO DEL PALAZZO E IL NOSTRO

IL VOCABOLARIO DEL PALAZZO E IL NOSTRO

Le forze politiche al governo della città, negli ultimi giorni, si sono impegnate in una curiosa opera di riscrittura del… vocabolario.

Alla voce ‘comportamenti prevaricatori e violenti‘ è stata ascritta l’apertura di centri antiviolenza e sportelli di ascolto presso luoghi inutilizzati da anni come l’ex centro di accoglienza di via Garibaldi e la Limonaia.

Alla voce ‘affronti verso organi istituzionali‘ è stata ascritta la richiesta nonviolenta, pubblica e politica di un chiarimento nella sede rappresentativa di tutti i cittadini, il Consiglio Comunale. Alla voce ‘occupazioni illegali’ si dimentica di aggiungere il destino ignoto di spazi sfitti di proprietà pubblica che, da ben quattro anni nel caso dell’ex centro di accoglienza, non sono oggetto di una programmazione di attività da parte delle
istituzioni.

Abuso della libertà di espressione‘: ecco la nuova e sfolgorante invettiva del Palazzo verso i movimenti della città, piccoli “monelli” che non comprendono come l’esercizio del dissenso debba essere esercitato nel silenzio e nell’afonia.

Con tutto ciò ci si dimentica, nell’ordine:

  • l’adesione del Comune di Pisa alla campagna “Non una di meno”, mobilitazione internazionale che ha reso l’8 maggio un appuntamento di rivendicazione sociale, in relazione agli ancora troppi squilibri fra donne e uomini in termini di tutele e diritti;
  • la gratuita violenza esercitata da alcuni esponenti delle forze dell’ordine – al fianco di una scuola superiore aperta proprio in quelle ore, ossia l’Istituto Alberghiero – su cui è in corso una interrogazione parlamentare per chiarire lo sviluppo delle vicende;
  • l’inesistenza di un confronto politico fra amministrazione comunale e movimenti sociali in relazione ai concreti bisogni espressi da entrambe le occupazioni.

Differenze di vocabolario fra il Palazzo e la realtà, insomma.

All’originale riscrittura del vocabolario espressa da chi esprime temporaneamente la maggioranza del Consiglio Comunale – e probabilmente non esprime più la maggioranza sociale della nostra comunità – opponiamo l’interesse a costruire, in forma inclusiva e trasparente, un’alternativa ancorata ai bisogni delle persone, alla possibilità di coinvolgere quelle energie sociali che, praticando cooperazione ed autogestione, riaprono spazi alla pubblica disponibilità. Alle concittadine ed ai concittadini indichiamo un messaggio chiaro: esiste un’altra strada. Lo abbiamo praticato domenica 28 maggio con l’iniziativa “Diritti in Comune” e su tale solco di metodo noi proseguiremo. È possibile evitare che problemi sociali di questa città si trasformino costantemente in episodi di ordine pubblico, con l’assenza totale della politica.

Come dimostra la manifestazione “Decide la città” del 10 giugno, cui prenderemo parte e cui auspichiamo in tante e tanti saranno presenti, esiste una Pisa solidale, aperta, che non ha paura di prendersi cura delle fragilità e dei problemi dei suoi abitanti. Una città che non vede i suoi amministratori chiudersi nel Palazzo o tapparsi le orecchie, ma confrontarsi con i propri concittadini.

C’è chi vuole riscrivere il vocabolario e chi costruire una città migliore: noi ci dedicheremo alla seconda opzione.

Una città in comune,

Rifondazione Comunista Pisa,

Sinistra italiana – Pisa città,

Comitato Possibile ‘Gli Spettinati’ – Pisa

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