La Sapienza fu chiusa dopo il terremoto

TIRRENO PISA, pagina VI
Tutto comincia il 25 maggio 2012, quando il Tirreno di Pisa titola in prima pagina: “Lesioni al Palazzo della Sapienza. Biblioteca a rischio chiusura”. Città sotto choc e qualcuno che pensa a un’esagerazione: possibile che il terremoto in Emilia abbia fatto danni così distanti e solo a un edificio? Quattro giorni dopo, la mattina di martedì 29, arriva l’ordinanza del sindaco Marco Filippeschi: la monumentale biblioteca al primo piano e il peso dei suoi oltre 600anila volumi antichi comportano un carico sulla struttura non compatibile con il rischio sismico. Così tutto l’immobile è dichiarato «non utilizzabile». Dall’oggi al domani 71 professori di giurisprudenza e circa 5mila gli studenti non hanno più una casa; llmila metri quadri coperti (cui si aggiungono circa 1.200 mq di porticato e 600 mq di cortile interno) spariscono nel nulla lasciando un buco nero al centro della città: piazza Dante. Copisterie, bar e tutto l’indotto vanno in crisi.

Ma Sapienza è anche Bup, la biblioteca che è sotto la tutela del Mibac, malgrado il nome: ospitata nell’edificio dal 1823, custodisce 1.389 manoscritti, 161 incunaboli, 7.022 cinquecentine, oltre 600mila volumi e 4.357 periodici. Il valore, soprattutto per i testi più antichi, è inestimabile. Il resto è cronaca di sedici mesi sull’orlo di una crisi di nervi. Ci sono state decine di soluzioni provvisorie analizzate e scartate una a una: dal palazzo abbandonato delle Poste, alle caserme, ai conventi e così via. Decine di riunioni a tutti i livelli: sindaco, prefetto, rettore, ministri. Ma alla fine della storia manca sempre l’elemento primario: i soldi.

Quanto costa spostare tutti i libri, alleggerire il palazzo, metterlo in sicurezza e poi decidere che fare dopo il periodo transitorio? Non lo sa nessuno, perché ogni soluzione prevede adattamenti delle strutture. E, soprattutto, perché la famosa perizia sullo stato di salute dell’immobile è attesa da mesi e non è ancora pronta. (g. c.)

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