La vera emergenza è “la tratta degli umani”, ma a Pisa ad essere colpite sono le vittime

Da qualche giorno sulla stampa locale si susseguono articoli e commenti sulle operazioni anti-prostituzione condotte dalla Questura di Pisa, che alla luce di quanto si legge, sarebbe bene chiamare operazioni “anti-prostitute”.

Dai comunicati della questura emerge che è stato messo in campo un gran dispiegamento di forze per identificare le sex workers sulle strade, che vengono presentate all’opinione pubblica come “colpevoli” da punire. Sappiamo benissimo che spesso queste donne sono vittime di tratta, o comunque sono persone che vivono situazioni di forte disagio. Ci chiediamo come mai non ci sia un uguale sforzo per identificare chi è ben contento di avere le strade piene di prostitute, a cominciare  dalla criminalità nazionale e internazionale che lucra sul commercio di esseri umani, per finire ai clienti, senza i quali il business verrebbe a mancare,per finire.

Non ci risulta nemmeno che l’identificazione delle sex workers sia il primo passo per un eventuale percorso di uscita dal giro della prostituzione.

Finora l’unico effetto pratico è stato quello di emettere qualche foglio di via e di notificare al alcune donne l’espulsione dal territorio italiano.

Qualche anno fa  un ampio cartello di associazioni e movimenti aveva indicato e promosso in risposta all’ordinanza estiva anti -prostituzione un percorso alternativo alle semplici operazioni di polizia in favore di progetti tesi a tutelare le lavoratrici del sesso e la vivibilità dei quartieri e delle zone in cui si svolge la prostituzione.

Di tutto questo non si parla più e siamo costrette e costretti ancora una volta a denunciare l’inadeguatezza di  questo tipo di azioni che tendono a colpire le persone più fragili senza essere risolutive, perché sappiamo tutti che le donne cacciate vanno a prostituirsi altrove e che al loro posto ne arrivano altrettante.

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