Le biblioteche devono tornare al centro dell’agenda politica cittadina

Negli ultimi anni i cittadini pisani hanno assistito al progressivo abbandono del patrimonio pubblico museale e bibliotecario – il quale ha raggiunto ormai vette deprimenti – senza alcuna seria proposta di coordinamento e valorizzazione di area e dei servizi connessi.

Nei percorsi attivati dall’amministrazione uscente, è mancata del tutto una progettualità complessiva, che sapesse integrare i numerosi poli presenti in città, troppo spesso ridotti a vere e proprie “cattedrali nel deserto”.

Uno dei casi cardine di questa premessa è quello del sistema bibliotecario cittadino, anzi della caparbia assenza di un sistema bibliotecario cittadino propriamente inteso, il quale oggi vive una crisi gravissima e paradossale, se si pensa al fatto che Pisa è un centro che detiene un numero straordinario di volumi.

La vicenda della Biblioteca Universitaria – dopo quasi un anno dalla chiusura – non si è ancora risolta, e così la chiusura del Palazzo della Sapienza continua a creare disagi enormi alla popolazione studentesca e non solo.

Ancora in cerca di una soluzione anche la Biblioteca F. Serantini, il cui patrimonio – di riconosciuto valore e di fama internazionale – giace presso l’Archivio Generale dell’Università di Pisa, in località Montacchiello, senza che la cittadinanza possa fruirne, se non a costo di infinite manovre.

Ma questi esempi sono solo la punta di un sistema che non funziona e che rischia di sacrificare sull’altare di una progettualità stentata e occasionale la formazione padagogica e civile delle future generazioni.

Ed è proprio in via Enrica Calabresi, davanti all’ingresso dell’Archivio Generale dell’Università – involontario simbolo di troppe sconfitte sul piano dei servizi bibliotecari – che i candidati di Una Città in Comune e il suo candidato a Sindaco, Francesco Auletta, hanno incontrato la stampa per illustrare i punti del programma di mandato espressamente dedicati alla cultura e ai servizi culturali, biblioteche in primis.

La vera sfida delle politiche culturali nella Pisa di oggi è quella di praticare un radicale cambiamento rispetto a quanto fatto negli ultimi anni: da un modello passivo che vede il cittadino come semplice utente, fruitore di conoscenza prodotta altrove e calata dall’alto, a un modello di cittadinanza attiva e creativa.

Oggi a Pisa è necessario concepire la cultura come motore cooperativo per attivare e valorizzare le energie diffuse in città e nel territorio; così come è determinante concepire quale obiettivo strategico per chi si candida ad amministrare la città quello di stimolare la comunità a un processo di responsabilità e cura comune delle enormi risorse artistico-culturali presenti a Pisa.

L’Amministrazione comunale che verrà dovrà essere al centro di una rete delle istituzioni dove costruire una progettazione condivisa e partecipata, un canale attraverso cui far interagire politiche e progetti differenti, presenti e attivi in città.

Tuttavia, “essere al centro” non vuol dire tutto controllare e tutto dirigere: la cultura non è e non deve diventare – come purtroppo è accaduto –  strumento di potere politico, così come le risorse preposte a essa non devono essere distribuite secondo principi clientelari. Bisogna ribadire ancora una volta con forza che la proposta culturale è uno dei più importanti servizi offerti al cittadino.

una città in comune

 

Condividi questo articolo

Lascia un commento