Limonaia, le istituzioni si impegnino a salvarla

IL TIRRENO PISA, pagina VI
L’INTERVENTO di Giuseppe Marcocci
“Perderla sarebbe un pessimo segnale. Non usciremo dalla crisi fino a quando non riusciremo a valorizzare le ricchezze di cui già disponiamo”
La notizia della possibile chiusura della “Limonaia” per il taglio integrale dei fondi da parte del suo ente fondatore e principale sostenitore, la Provincia di Pisa, lascia smarriti. La mobilitazione di scienziati e intellettuali che hanno sostenuto l’appello lanciato da Luciano Modica rappresenta senz’altro un segnale di attenzione e di pronta reazione. L’augurio adesso è che le istituzioni cittadine sappiano rispondere e intervenire con altrettanta rapidità.
A meno di un mese dal terribile rogo doloso che ha distrutto la “Città della Scienza” di Bagnoli, la perdita del più importante centro di divulgazione scientifica nella città che ha dato i natali a Galileo e ospita dipartimenti universitari e centri di ricerca scientifica all’avanguardia a livello internazionale, sarebbe un pessimo segnale, l’ennesimo paradosso di un sistema che non riuscirà ad uscire dalla crisi finché non sapràvalorizzare le ricchezze di cui già dispone. È la lezione che si impara da molti casi recenti, anche nella nostra città: dal declino di un sistema di biblioteche che aveva pochi eguali in Italia alle difficoltà che attraversa la “Domus mazziniana” a poco più di un anno dal suo restauro.
Non vi è ragione qui di sottolineare in dettaglio il valore del contributo dato a Pisa dalle attività della “Limonaia” in questi anni. Centinaia di incontri, dibattiti, mostre e percorsi educativi hanno reso familiari a studenti delle scuole e semplici cittadini, in modo sempre creativo e innovativo, le domande e le conoscenze di un inondo all’ apparenza ostico come quello della Scienza.
Trasformare questo sapere in un patrimonio condiviso rappresenta una vera funzione civile e pone le basi per una società capace di affrontare, nel suo insieme, il difficile presente e un incerto futuro. Come studioso di Storia ho spesso guardato alla “Limonaia” come a un modello di grande efficacia, a cui ispirarsi per colmare quella distanza che continua a esistere fra l’ambiente della ricerca e delle università da un lato e la società dall’altro, benché il miglioramento di quest’ultima costituisca la ragion d’essere delle prime.
Proprio per questo, desidero esprimere la viva raccomandazione che la sorte della “Limonaia” non sia percepita come una questione che riguarda solo la comunità scientifica e le istituzioni pisane. La “Linionaia” è uno degli ultimi spazi pubblici in città realmente aperti alle attività e alle iniziative di cittadini e libere associazioni, che ne possono usare i locali con una semplice richiesta e dietro il pagamento di una cifra simbolica. Qui si tengono incontri pubblici e assemblee, che ne fanno un luogo importante della quotidiana vita democratica di Pisa, un vero “bene comune”.
Se vogliamo salvare la “Limonaia” e renderla ancora più centrale nella vita culturale della città, come essa certamente merita, dobbiamo sentirci tutti coinvolti e adottare la sua causa come nostra.

ricercatore universitario di Storia moderna

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