Mozione: referendum del 17 aprile su trivellazioni offshore sul territorio italiano

Riportiamo qui di seguito la mozione proposta al voto del Consiglio Comunale di Pisa dai consiglieri Marco Ricci e Ciccio Auletta del Gruppo Una città in comune – PRC, Stefano Landucci del Gruppo Misto e Simonetta Ghezzani di SEL

Mozione: In merito alle trivellazioni offshore sul territorio italiano e al referendum abrogativo di prossima celebrazione

Premesso che il Consiglio dei ministri ha fissato il 17 aprile 2016 il referendum abrogativo dell’art.6 comma 17 del Codice dell’ambiente, secondo il quale le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale;

Premesso che il quesito riguarda quindi solamente le attività di trivellazione per la ricerca di gas o petrolio già in atto entro le dodici miglia marine, tra gli altri il giacimento Guendalina (Eni) nell’Adriatico, il giacimento Gospo (Edison) sempre nell’Adriatico e il giacimento Vega (Edison) davanti a Ragusa, in Sicilia;

Premesso che è pendente di fronte alla Corte Costituzionale un ricorso per conflitto di attribuzione promosso dalle Regioni Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia contro il Governo Nazionale relativamente a due ulteriori quesiti referendari sul tema (il “piano delle aree” che prevede il coinvolgimento delle Regioni nella concessione di zone per la trivellazione, abolito dal Governo con un emendamento alla legge di stabilità, e la durata dei titoli per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi liquidi e gassosi sulla terraferma).

Premesso che qualora la Corte Costituzionale si dovesse pronunciare favorevolmente a tale ricorso i due quesiti sopra descritti tornerebbero ad essere validi e dovranno essere sottoposti agli elettori

Considerato che la pratica di trivellazioni per la ricerca di gas e petrolio rappresenta una scelta di produzione energetica ormai obsoleta, basata su fonti non rinnovabili, nociva per l’ambiente e comunque insufficiente per risolvere la nostra dipendenza dall’estero poiché, come ha ammesso lo stesso Governi, le riserve certe di petrolio nei mari italiani equivalgono a 7-8 settimane di consumi nazionali e potremmo estrarre gas per soddisfare i consumi di 6 mesi.

Considerato che l’estrazione tramite trivelle offshore presenta un alto indice di pericolo per l’ambiente marino, come ha dimostrato il disastro del Deepwater Horizon nel Golfo del Messico del 2010, un aspetto che si fa ancora più preoccupante considerando che il Mar Mediterraneo si presenta come un bacino sostanzialmente chiuso.

Considerato che l’attività delle grandi compagnie petrolifere non procura al Governo un aumento significativo degli introiti fiscali, poiché tali compagnie si avvalgono di franchigie e royalties tra le più basse al mondo, e non hanno nemmeno importanti ricadute occupazionali, al più nell’ordine di poche decine di unità, quando il rapporto tra investimenti e occupazione generata per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, è incomparabilmente superiore.

Considerato che la presenza di pozzi petroliferi nei pressi delle cose, con le conseguenze negative sia dal punto di vista estetico che ambientale all’ecosistema marino, mette in crisi altre attività economiche importanti per il nostro Paese, quali il turismo e la pesca, considerando sotto quest’ultimo aspetto gli studi scientifici che dimostrano una pesante riduzione delle catture per numerose specie ittiche, con decrementi che possono oscillare tra il 20 e il 70 per cento.

Considerato che in considerazione della pendenza del ricorso descritto innanzi alla Corte costituzionale nonché al fine di agevolare la maggiore partecipazione possibile alle consultazioni, sarebbe opportuno posticipare la data prevista per il referendum abrogativo, magari accorpandola alle prossime elezioni amministrative, poiché in caso di accoglimento del citato ricorso, nel 2016 gli italiani saranno chiamati alle urne ben quattro volte, per i due referendum abrogativi sui tre quesiti, per le elezioni amministrative e per il referendum costituzionale

Il Consiglio comunale si pronuncia

contro nuove trivellazioni per la ricerca di petrolio e gas nei mari del nostro Paese, per la tutela dell’ecosistema marino e nella prospettiva di una lotta al cambiamento climatico attraverso il potenziamento delle energie rinnovabili;

e impegna il sindaco e la giunta

  • a mettere a disposizione tutti i canali di informazione pubblica a propria disposizione per mettere al corrente la cittadinanza dell’imminente appuntamento referendario, informandola adeguatamente sul contenuto dei quesiti;
  • ad attivarsi nei confronti del Governo per l’accorpamento delle diverse consultazioni referendarie in una data unica, nell’ottica del risparmio delle risorse e della incentivazione alla partecipazione.

Marco Ricci, Una città in comune-PRc

Francesco Auletta., Una città in comune-PRC

Stefano Landucci, Gruppo Misto

Simonetta Ghezzani, SEL

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