Mozione: Stop al trattato CETA (Libero Scambio Canada-UE)

Qui di seguito la mozione al Sindaco e alla Giunta del Comune di Pisa presentata dai consiglieri dei gruppi consiliari  “Una Città in Comune – PRC”

PREMESSO che il CETA (in inglese Comprehensive Economic and Trade Agreement, letteralmente
“Accordo economico e commerciale globale”) è un trattato di libero scambio tra Canada e Unione
europea;
APPURATO che i negoziati che hanno portato al CETA sono durati cinque anni, dal 2009 al 2014; gli
Stati dell’UE e i membri del Parlamento europeo hanno ricevuto il 5 agosto 2014 il testo completo, che
è stato quindi reso pubblico in un summit UE-Canada il 26 agosto successivo;
VISTO che il 29 febbraio 2016 la Commissione europea e il Canada hanno annunciato di aver
terminato la revisione legale della versione originale dell’accordo, che è stato quindi firmato a
Bruxelles il 30 ottobre 2016, mentre per l’Unione europea il trattato è stato approvato dal Parlamento
europeo il 15 febbraio 2017;
APPRESO che il Senato della Repubblica ha recentemente approvato il CETA: il provvedimento è
passato in Commissione Affari Esteri;
DATO che il CETA include l’Investment Court System (Ics), un sistema di risoluzione delle
controversie sugli investimenti che permette alle imprese di citare in giudizio gli Stati e l’Ue dinnanzi a
un tribunale speciale extra-territoriale. In sintesi, la giurisdizione viene sottratta alle istituzioni previste
dalle costituzioni democratiche e “privatizzata”, sradicata da qualunque relazione con la sovranità
democratica;
VISTO che il Canada non ha ratificato diverse convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del
Lavoro, tra cui alcune delle Convenzioni fondamentali: la Convenzione sul diritto di organizzazione e
contrattazione collettiva; la Convenzione sull’età minima per lavorare; la Convenzione in materia di
sicurezza e salute dei lavoratori. In sostanza, si aggrava il dumping sociale, la concorrenza sulla pelle di
lavoratori e lavoratrici;
RILEVATO che il CETA aumenta i rischi per la salute, come ha sottolineato, in una argomentata
lettera a deputati e senatori, Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, protagonista insieme a Cgil,
Arci, Acli Terra, Federconsumatori, Legambiente, Slow Food International, Green Peace, Fair Watch,
Movimento Consumatori e tanti altri di un largo movimento per il blocco del Ceta. I rischi per la saluteaumentano a causa “dell’applicazione del principio di equivalenza delle misure sanitarie e fito-sanitarie
che consentirà ai prodotti canadesi di non sottostare ai controlli nei Paesi in cui vengono venduti.
Ricordiamo che in Canada è impiegato un numero rilevante di sostanze attive vietate nella Ue”;
CONSIDERATO che il CETA colpisce il nostro Made in Italy agro-alimentare: all’Italia sono
riconosciute appena 41 indicazioni geografiche, a fronte di 288 Dop e Igp registrate, con conseguente
rinuncia alla tutela delle restanti 247, oltre al sostanziale occultamento delle informazioni sull’origine
dei prodotti a vantaggio dell’Italian sounding, ossia il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi
dei prodotti tricolori – un esempio è il Parmesan – e alla possibilità di usare le espressioni“tipo, stile o
imitazione”;
DATO che l’accordo Ceta con il Canada non solo legalizza la pirateria alimentare, accordando il via
libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici, ma spalanca le porte all’invasione di grano
duro trattato in preraccolta con il glifosate vietato in Italia e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero;
VALUTATO che fermare il Ceta è un atto di coerenza rilevante per chi vuole la difesa e l’attuazione
della Costituzione, per chi vuole affrontare il problema della disuguaglianza e della sostenibilità
sociale ed ambientale;
APPRESO che l’accordo non include norme esigibili volte a tutelare e migliorare i diritti dei
lavoratori, contiene un capitolo non condivisibile sulla protezione degli investimenti, nonché sui diritti
particolari degli investitori di adire in giudizio gli Stati, nella liberalizzazione dei servizi, l’accordo
persegue un approccio basato su una lista negativa e non protegge adeguatamente i servizi pubblici;
DATO che gli accordi di libero scambio debbono essere posti al servizio di obiettivi che tengano conto
di compatibilità cruciali quali l’occupazione, i diritti umani, la coesione sociale e lo sviluppo
sostenibile. Ciò ha come premessa una logica di trasparenza e un principio di reciprocità fra i
contraenti che copra tutte le clausole vincolanti; a proposito del CETA sia gli obiettivi che i processi
negoziali non rispondono a queste esigenze;
Il consiglio comunale impegna sindaco e la giunta


A contrastare, in ogni sede e luogo istituzionale, l’accelerazione della procedura di
approvazione così come la ratifica finale del trattato CETA, chiedendo l’apertura di un
confronto ampio e partecipato sugli effetti dell’approvazione di tali trattati sul tessuto
economico-sociale, l’ambiente e i diritti nel nostro Paese;
a ribadire, nelle appropriate sedi istituzionali, il diritto degli enti locali di poter essere
interpellate e coinvolte sulle questioni riguardanti gli impatti dell’approvazione dei trattati di
libero scambio sui diritti del lavoro, sulla tutela dei territori da investimenti esteri insostenibili a
livello ambientale e sociale, sulla tutela delle economie locali da competizione troppo spesso al
ribasso.
Francesco Auletta (Capogruppo Una Citta’ In Comune -P.R.C.)
Marco Ricci (Consigliere Una Citta’ In Comune -P.R.C.)

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