Niente inceneritori né discariche la filosofia verde di Rifiuti Zero

LA REPUBBLICA FIRENZE, pagina III
Capannori fa scuola. Diossina offlimits in due strutture
PIU’ che di spazzatura si tratta di diversa filosofia di vita, secondo Rifiuti Zero, il progetto che punta alla riduzione e al riciclo dei rifiuti evitando sia discariche che inceneritori. L’epicentro italiano di WasteZero è Capannori (Lucca), il suo portavoce è Rossano Ercolini, recentemente ricevuto e lodato da Obama per aver ricevuto il Goldman Enviromental Prize, il nobel Usa per l’ambiente. Dice Ercolini: «E’ unnuovo modello sociale e economico fondato sull’eliminazione graduale degli sprechi». Basta organizzarsi, non cisono ostacoli tecnici: «Rifiuti Zero è la novità, gli inceneritori sono ormai vecchi perfino l’Europa prescrive di non farne più dal 2020». Che siano dannosi, sottolinea Ercolini, lo dimostrano anche i due inceneritori toscani che negli ultimi due mesi hanno ambedue superato il limite di diossine ammesso: 0,1 nanogrammi per metro cubo.
A Pisa Ospedaletto l’Arpat h arilevato lo scorso 17 aprile un livello di diossina tre volte tanto i limiti: il risultato è una linea chiusa, ma Medicina democratica di Pisa rimpiange che non si sia imparato niente dal fatto che era già successo sia nel 2010 che nel 2011. L’inceneritore di Scarlino, comune di Follonica, invece è stato tutto chiuso anche se provvisoriamente lo scorso 25 maggio dopo un superamento (0,57nanogrammi) di quasi sei volte il limite, beccato dall’Arpatil 15 maggio. riè inpartenza una class action nei confronti della società Scarlino Energia, mossa dall’avvocato Roberto Fazziper conto già di 50 cittadini e quattro associazioni ambientaliste cui si stanno aggiungendo altre adesioni. «Se diciamo che gli inceneritori sono dannosi non raccontiamo storie», commenta Ercolini. Che però bolla gli impianti anche come economicamente svantaggiosi: «Producono energia a carissimo prezzo quando converrebbe assai di più vendere materiali recuperati dalla differenziata, come per esempio le plastiche pregiate che vengono pagate benissimo».
Né regge, secondo ilgurutoscano di Rifiuti Zero, l’obiezione che riciclando si continuano comunque a usare le discariche: «Continuando a aumentare progressivamente la differenziata si arriva al 10% di scarto, perdipiù stabilizzato e non inquinante, da conferire in discarica. Contro un residuo del25% di quanto si brucia: peraltro ceneri e polveri pericolose che hanno bisogno di discariche speciali». Ercolini è convinto che «basterebbero tre anni, prima ancora di arrivare al 2020, per portare la Toscana al 75% di differenziata e dunque al 25% di rifiuti indifferenziati: solo 300.000 tonnellate, su2.500.000dirsu (rifiuti solidiurbani), che si ridurrebbero ameno di 150.000 dopo il passaggio dagli impianti a freddo che attraverso il trattamento meccanico biologico separano i metalli e stabilizzano quanto resta».
Basta organizzarsi: Rifiuti Zero consiglia dieci passi. Primo, organizzare la differenziata. Due, farla porta a porta: «l’unico metodo che si è provato essere in grado di far salire la differenziata oltre il 70%, rendendo le persone responsabili e soprattutto inducendole aridurre i rifiuti prima di produrli: il successo di Capannori non è tanto di avere raggiunto l’80% di differenziata quanto di avere ridotto i rifiuti quasi del 38%», dice Ercolini. Terzo passo, fare impiantidibuon compost vicino alle aree rurali. Quattro, dotarsi di piattaforme impiantistiche per riciclare e recuperare oggetti a reinserire nella filiera produttiva. Cinque: ridurre i rifiutiin partenza evitando stoviglie e bottiglie in plastica, preferendo l’acqua del rubinetto «più controllata di quella in bottiglia», i prodotti alla spina: dal latte alle bevande, ai detergenti, le sporte invece degli shopper di plastica». Sei, creare centri di riparazione di tutto, daimobili alle lavastoviglie, «inmodo da rimandarli in circolazione e creare opportunità dinuovo lavoro». Settimo, la «tariffazione puntuale»: più lasci di indifferenziato e più paghi. Ottavo: puntare su impianti di recupero e selezione in grado di recuperare e differenziare anche quanto sfugge ai cittadini. Nono, istituire un centro di ricerca per la riprogettazione industriale deglioggettinon riciclabili. D ecimo, arrivare all’ azzeramento dei rifiuti entro il2020. Aderiscono già 130 Comuniitaliani, per un totale di tre milioni e mezzo di abitanti. (i.c.)

Condividi questo articolo

Lascia un commento