Otto urbanisti in difesa dell’ex Colorificio

TIRRENO PISA, pagina V
Anche gli urbanisti scendono in campo per difendere l’ex Colorificio. Con due lettere inviate al “Municipio dei beni comuni”, alcuni dei più autorevoli docenti e urbanisti italiani intervengono sulla questione dello stabile di via Montelungo. La prima è firmata da Enzo Scandurra, Paolo Berdini, Alberto Magnaghi, Agostino Petrillo, Carlo Cellamare, Tiziana Villani e Giovanni Attili, che sottolineano come in pochi giorni lo sgombero potrebbe mettere fine «ad un’esperienza che è riuscita a trasformare un “non luogo” in uno spazio aperto e vivibile». «In questi mesi scrivono gli urbanisti – abbiamo salutato con speranza questo tentativo di ridare vita ad uno spazio capace di costruire forme nuove di politica e nuove modalità di socialità, mettendo al centro del dibattito pubblico locale e nazionale la questione dei limiti alla proprietà privata. Esprimiamo pertanto tutta la nostra solidarietà a quanti hanno dato vita a questo esemplare e coraggioso tentativo di restituire alla città un luogo abbandonato del mal sviluppo per fame un luogo di speranza di nuove modalità di vita urbana». La seconda lettera porta invece la firma di Giorgio Pizziolo, docente di Analisi e pianificazione territoriale della facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, che interviene soprattutto sulla richiesta di variante di destinazione d’uso dell’ area di via Montelungo inoltrata dalla proprietà, la multinazionale J Colors, al Comune di Pisa, evidenziando come il terreno e lo stabile siano considerati «un piano d’appoggio e un’occasione per qualunque destinazione speculativa». «Viceversa – scrive Pizziolo -, il piano urbanistico vigente destina l’area e gli edifici a “produzione di beni e servizi”, che, considerata la collocazione urbanistica del complesso e le esigenze della città, sembra una scelta corretta. E qui – continua Pizziolo – sta l’aspetto di innovazione che il “Municipio” lancia a tutta] a città, avendo dimostrato in questo anno di gestione e di manutenzione straordinaria degli edifici esistenti come la capacità creativa di una gestione diretta, caratterizzata da una presenza giovanile attiva, si dimostri la più qualificata interprete proprio della destinazione di piano». Per il “Municipio”, «occorre, quindi, che il Comune dichiari la sua contrarietà alla richiesta di variante di destinazione d’uso dei terreni, facendo partire un dibattito pubblico sul futuro di questa porzione della città».

Danilo Renzullo

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