Sciopero della scuola del 5 maggio: una cosa che interessa tutti

Ho cominciato il liceo nel 1985, e già allora si scioperava contro i tagli alla scuola. Una scuola che già 30 anni fa aveva bisogno di investimenti seri perché le strutture invecchiavano, o non erano sufficienti. E anziché adeguare, migliorare, ristrutturare, si tagliava un bilancio che era già tra i più bassi d’Europa.

Da allora ci sono stati molti movimenti di protesta. Perché gradualmente si è proposto di passare da un sistema pubblico molto forte e di altissima qualità ad un sistema via via ibrido, con l’apertura di una strada verso scuole di serie A e di serie B, fino ad una scelta in cui il modello privatistico è il vero riferimento. Così, negli ultimi anni, ho già visto svariate persone chiedersi se inviare i propri figli alla scuola privata, che almeno ha più risorse. Salvo poi in tanti casi tornare verso la scuola pubblica, che ha insegnanti migliori.

Ora con la Buona scuola di Renzi si cerca di menare un fendente definitivo, che aggraverà pesantemente la situazione della scuola pubblica, senza risolvere alcun problema: non solo non si prevede di investire nella scuola pubblica, ma se ne stravolge il ruolo e si finanziano le scuole private. Si fa diventare il Preside una specie di padrone dal potere decisionale spropositato che, in maniera del tutto arbitraria, sceglie chi insegna e valuta chi sono i pochi “meritevoli” cui assegnare gli aumenti di stipendio. Si prevede il finanziamento delle singole scuole da parte di famiglie ed imprese e non si assicurano le risorse dello Stato, creando così poche scuole di serie A e molte scuole di serie B. Addirittura, le aziende che finanzieranno potranno esercitare il controllo sulla didattica. Un altro incredibile aspetto della riforma è che agli studenti verrà imposto lavoro gratuito in azienda per centinaia di ore e senza nessuna garanzia formativa. Dulcis in fundo: si aggiunge il taglio di altri 2.000 lavoratori tra il personale amministrativo (già tagliato in questi anni), e per oltre 150.000 precari si prevede di fatto un’espulsione di massa dalla scuola, dopo anni di insegnamento e costosi corsi di abilitazione. I neoassunti saranno insegnanti di serie B senza diritti: destinati a fare supplenze e ad insegnare materie su cui non sono abilitati, sempre sotto ricatto del licenziamento.

Questa è la scuola di Renzi: una scuola autoritaria e aziendalista, che distruggerà la scuola pubblica a meno che il progetto non venga fermato.

Per questo credo che sia fondamentale che il 5 maggio la scuola scioperi. Tutta. Occorre dare un segnale inequivocabile al Governo Renzi e al Paese: la cosiddetta Buona scuola deve essere rigettata. Al suo posto: massicci finanziamenti alla scuola pubblica, al livello dei paesi più avanzati. Per investirli in: edilizia e strutture, ampliamento del personale a cominciare dalla stabilizzazione dei precari.

Così sì che sarà possibile migliorare la qualità della didattica e ridurre gli alunni per classe. Così sì che è possibile una scuola più democratica e senza padroni assoluti, incardinata sulla libertà di insegnamento, che costituisce uno dei fondamenti della grande scuola italiana. Che, con tutte le sue pecche, ha continuato fino ad oggi a produrre cervelli che trovano lavoro in tutto il mondo.

Per tutto questo occorre dire sì allo Sciopero Generale della Scuola, oggi 5 maggio. E occorre sostenerlo anche se a scuola non ci si va, se non ci si lavora, se non ci si accompagna un figlio. Perché è con la scuola che prepariamo il futuro di tutti.

 

Tiziana Nadalutti

candidata alle elezioni regionali nella lista SI’-Toscana a sinistra (collegio elettorale di Pisa)

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