Palazzo ex-Telcom: nuovo bando di vendita, ormai l’amministrazione Filippeschi “dà i numeri”

Si dice non c’è due senza tre, ma nel caso della vendita di Palazzo ex-Telecom si può dire che non c’è tre senza quattro e così via. Infatti la giunta Filippeschi nonostante i madornali pasticci nella decisione di svendere questo immobile continua a perseverare lungo una strada sbagliata in maniera sempre più maldestra.

Infatti, dopo aver speso centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici per un trasloco affrettato, la riorganizzazione degli uffici negli altri edifici e l’acquisto dei nuovi spazi per la Sepi alla Sesta Porta, il palazzo ex Telecom resta vuoto.

Ieri è stato pubblicato l’ennesimo bando di vendita (il quarto) per l’immobile con la scadenza per la presentazione delle offerte fissata per il 21 ottobre: si può dire tranquillamente che ormai chi amministra questa città “sta dando i numeri”.
Infatti per questa quarta gara si prevede una base d’asta pari a 5 milioni e 900 mila euro, con un ribasso massimo del 5%, pari a 295 mila euro. Insomma nel giro di un anno l’amministrazione è riuscita senza alcuna adeguata motivazione o indagine di mercato a fare quattro bandi diversi con quattro importi diversi, a dimostrazione che, come abbiamo sempre sostenuto, si brancola nel buio senza alcuna programmazione.

Riteniamo questo modo di procedere una ulteriore dimostrazione di non adeguatezza della amministrazione Filippeschi nel gestire il patrimonio pubblico.
Da tempo chiediamo una discussione pubblica sul futuro di questo immobile, rafforzata anche dalle recenti proposte di suo utilizzo in funzione delle biblioteca universitaria, ma non c’è mai stata una reale disponibilità della maggioranza a confrontarsi nelle sedi deputate e questa nuova pubblicazione del bando ne è la conferma.

Ad oggi a pagare le conseguenze di tutto ciò sono i cittadini e le cittadine. Infatti il risulato di questa operazione e del tentativo di “svendita” ad oggi è stato duplice: da un lato il Comune si trova oggi con un immobile vuoto, liberato in fretta e furia, e che rischia di rimanere abbandonato per chissà quanto tempo; dall’altro un ammanco di centinaia di migliaia di euro di risorse spese per il trasloco degli uffici da Piazza Facchini che il Comune dovrà reperire dalle sue casse.

Una città in comune
Rifondazine Comunista

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