Pisa sott’acqua: non una calamità naturale, ma il frutto delle politiche del cemento

Quello che sta avvenendo a Pisa in queste ore purtroppo non è una calamità non prevista, è bene dirlo subito e con chiarezza.
Se è vero che i fenomeni naturali stanno diventando già da qualche anno sempre più violenti e distruttivi, non solo a Pisa, è altrettanto vero che questi eventi vengono amplificati negli effetti dagli interventi antropici e dalla gestione del territorio, sia per quanto riguarda i nuovi insediamenti, sia per quanto riguarda la messa in sicurezza dell’esistente.
L’entità del danno è sempre di più il frutto di politiche ben precise: il consumo di suolo e l’impermeabilizzazione sempre crescenti, connessi alla assenza della minima manutenzione ordinaria contribuiscono in modo determinante a questi disastri.
Nella nostra città negli ultimi anni si è pensato sempre di più a costruire, senza realizzare tutti quei lavori indispensabili per fronteggiare i cambiamenti climatici a cui siamo assistendo e da cui rischiamo di venire travolti.
E’ deprimente constatarlo, ma il sistema fognario pare non essere una delle priorità della città vetrina di Filippeschi, che evidentemente preferisce opere di immagine (di dubbia utilità), senza dedicare la giusta attenzione agli interventi realmente necessari per chi a Pisa ci vive, ci studia e ci lavora.
Progetti come la tangenziale Nord Est e la cittadella aeroportuale rispondono alle logiche perverse del cemento e avranno gli stessi effetti devastanti sul territorio.
Strade, piazze, case, sottopassi e perfino il nuovo ospedale finiscono sott’acqua per precise responsabilità da parte di chi ha amministrato Pisa in tutti questi anni.

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