Quel pasticciaccio brutto di Via Pellizzi

Prendiamo a prestito il titolo del noto romanzo di Gadda perché si adatta bene alla vicenda di Via Pellizzi, portata all’attenzione della città dagli abitanti del quartiere e da una nostra interpellanza in prima commissione consiliare.

Una vicenda che può sembrare di poco conto nell’ambito di una città, ma non lo è per la qualità della vita di un quartiere, ma soprattutto una vicenda esemplare del modo in cui si gestisce la politica urbanistica nella nostra città.

La rigenerazione urbana è un elemento fondamentale, dovrà essere la vera risposta al settore dell’edilizia in crisi e restituire dignità e bellezza alle nostre città: proprio per questo deve essere gestita bene, nell’ambito di un disegno chiaro, e non lasciata in mano a progetti di mera valorizzazione di proprietà.

Non solo, il dovere di una buona Amministrazione, lo diciamo sempre, è quello di informare e coinvolgere i cittadini prima e durante le decisioni: la trasparenza prima di tutto.

Beh, via Pellizzi ci parla di tutto questo.

I cittadini si sono dimostrati ancora una volta molto più attenti a cosa succede nel loro quartiere di quanto si vorrebbe far credere, e grazie ad una loro segnalazione, e alla sensibilità al tema che Una città in comune ha sempre portato avanti, è emerso che una ditta aveva esposto un cartello relativo alla vendita di nuovi appartamenti, prima ancora di averne il permesso. Tanto è vero che il cartello, in un primo momento autorizzato, ha visto ritirata tale autorizzazione. Ma in commissione quando abbiamo discusso la nostra interpellanza, l’Assessora Zambito ha detto che non erano a conoscenza di nulla riguardo a quell’immobile e che non esisteva alcuna richiesta. Affermazione smentita qualche giorno dopo dallo stesso avvocato della società Abitare in Classe A che ha rivelato che la domanda era stata presentata l’11 Maggio 2015, quasi un anno prima, e che gli uffici avevano richiesto ben due integrazioni. Quindi ben lontani dall’ignorare la richiesta…

Abbiamo presentato un’altra interpellanza per chiedere un chiarimento alla stessa amministrazione, ma da oltre un mese attende di essere discussa in commissione.

Nel frattempo il comune, con i suoi uffici, ha negato il permesso all’operazione in quanto non consentita dall’attuale regolamento urbanistico e dalle sue norme. Ma la scappatoia è già pronta, e nello stesso verbale di diniego si suggerisce di ripresentare l’istanza non appena il consiglio comunale avrà approvato le nuove norme, già adottate in una prima votazione.

Ecco allora il pasticciaccio: la società ha presentato l’istanza troppo presto, l’amministrazione avrebbe voluto procrastinare fino all’approvazione delle nuove norme, ma la vicenda del cartello ha svelato tutto nonostante il tentativo di negare tutto dell’assessore Zambito.

Una vicenda, dunque, che mette in luce la scarsa trasparenza sulle operazioni urbanistiche, lo scarso coinvolgimento delle comunità dei quartieri, e che mette in luce tra l’altro l’inutilità di organismi come i CTP che anche in questo caso si è rivelato totalmente impermeabile alle richieste degli abitanti.

Si faccia subito chiarezza, per il bene del quartiere di Pratale e della città.

Marco Ricci
Una città in comune

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