«Rom, comunità isolata ora serve più solidarietà»

IL TIRRENO PISA, pagina VII
«Se non interveniamo mettendo in comune sinergie e idee, lasciamo che queste persone restino in balia di chi approfitta, all’occorrenza, della loro presenza per scopi utilitaristici».
Aldo Vittorio Cavalli, presidente della Pubblica Assistenza del litorale, lancia un appello alle istituzioni dopo le quaranta denunce di genitori che non mandavano i figli a scuola. E, da responsabile di una struttura che segue il fenomeno dei rom, invita a centrare meglio il problema di una convivenza non facile.
Le denunce. «Sull’operazione nulla da ridire, anzi poteva essere eseguita anche prima – afferma Cavalli -. Le varie istituzioni interessate alle problematiche delle diverse fasi dell’ accoglienza di soggetti extracomunitari e non, avrebbero preso vision, già da tempo, e non solo formalmente, in quali condizioni di estremo disagio sociale e igienico vive la comunità a cui appartengono questi minori, ovvero, e penso di non sbagliare, quella che occupa l’ex campeggio della polizia sulla Bigattiera».
Senza luce. Da circa un anno la comunità è stata privata dell’ energia elettrica con la conseguente mancanza, quasi totale, dell’acqua potabile.
In più, aggiunge Cavalli, è stato soppresso il servizio di trasporto scolastico dei giovanissimi iscritti alle scuole dell’ obbligo del Litorale Pisano, «rendendone così più difficoltosa la frequenza, in contrasto con gli obiettivi di promozione dell’inserimento scolastico dettati dalla normativa sia europea, che nazionale e regionale».
Campi da svuotare. Per Cavalli questi provvedimenti hanno un fondamento valido e la loro attuazione è stata forse giustificata dall’intenzione di “svuotare” il campo in tempi brevi secondo un accordo tra Regione e Comune che prevedeva una equa distribuzione dei rom tra diverse località della Toscana.
«Tutto questo però non è avvenuto – sottolinea il presidente della Palp -. Sulla Bigattiera gravitano in media 140 persone, i minori sono almeno 60 dei quali circa quaranta in età da scuola dell’obbligo. Vivono in condizioni sociali e sanitarie talmente precarie che pare quasi miracoloso non si siano verificate epidemie di vario genere o episodi da codice penale. «Una comunità abbandonata a se stessa ma messa sotto “osservazione” continua dalle forze dell’ordine, dalle istituzioni e da ” razzisti di ogni colore” pronti a scaricare le proprie ansie su chi vive situazioni di grave disagio – rimarca Cavalli -. Tutte azioni che niente hanno a che fare con l’inclusione sociale di cui tanti si riempiono la bocca».
Solidarietà, non carità. La Pubblica Assistenza del Litorale Pisano segue da sempre questa comunità sia dal punto di vista dell’aiuto alimentare che, per quanto possibile, sanitario e scolastico. Da tempo l’associazione ha denunciato la situazione, indegna di una società civile, cercando un confronto con le istituzioni comunali e sanitarie nonché con il prefetto, «l’unico che abbia dimostrato un concreto interessamento» riconosce Cavalli, secondo cui «non si tratta di educare, ma di informare, di confrontarsi tra persone di etnie diverse per capire i reciproci punti di vista e condividere le metodologie. Un percorso complesso e faticoso che può trovare come soggetto attuatore anche il volontariato che non eserciti la carità, ma la solidarietà».

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