Spazi sociali in città. Necessario ridefinire i rapporti tra Amministrazione e Associazioni

Una città in comune – Rifondazione Comunista presentano alla stampa l’atto di indirizzo “Per la rigenerazione e la valorizzazione sociale del patrimonio pubblico e di quello privato inutilizzato nel Comune di Pisa”, in cui si chiede in particolare:
– l’urgente modifica dell’art. 15 del Regolamento vigente per la gestione del patrimonio immobiliare del Comune di Pisa: le percentuali di riduzione del canone agevolato devono passare dall’attuale forbice tra il 10% e il 50% a una forbice tra il 90% e il 100%, insieme alla definizione di criteri oggettivi per la loro attribuzione ai beneficiari, come iniziative di auto recupero, finalità sociali dei soggetti, ecc;
– il recepimento da parte del Comune del “Manifesto di Napoli”, elaborato dal Forum sui beni comuni (febbraio 2012) e sottoscritto da centinaia di amministratori locali di tutta Italia, in cui si precisa all’articolo 9 che “in merito alle occupazioni di immobili per esigenze abitative, sociali e culturali direttamente collegate ai valori costituzionali nessun amministratore richiederà né autorizzerà l’utilizzo della forza pubblica al fine di risolvere vertenze sui beni comuni”;
– l’inserimento nello Statuto comunale, attraverso l’opportuno coinvolgimento nelle commissioni competenti e percorsi partecipativi in città, della nozione giuridica di beni comuni a partire dai percorsi della Commissione Rodotà e della Costituente dei beni comuni;
– un nuovo Regolamento, da farsi attraverso un ampio percorso di discussione e confronto pubblico aperto alla cittadinanza attiva, sulla collaborazione tra cittadini e Amministrazione comunale per la cura, l’auto-recupero e la rigenerazione dei “beni comuni urbani” che preveda la gestione di spazi ad uso associativo.
– un Osservatorio permanente sul patrimonio comune della città di Pisa con funzioni di studio, analisi, proposte e controllo sulla tutela e gestione dei beni comuni, per costituire una Banca dati dei beni immobili abbandonati e/o dismessi (privati, confiscati, pubblici ossia comunali, statali, regionali o provinciali, ecclesiastici).

Il documento è stato discusso lo scorso 25 giugno, nel corso di un’assemblea alla stazione Leopolda, organizzata da Ucic-Prc a cui hanno partecipato diversi soggetti associativi. È stato un primo passo molto positivo nella costruzione di una discussione pubblica e trasparente sul tema degli spazi sociali ed associativi in città. Dal confronto con le tante esperienze presenti è emersa la forte necessità di avviare un nuovo metodo di lavoro basato su trasparenza e partecipazione, che agisca su principi chiari: autonomia delle associazioni e autogestione delle attività; rottura di “vincoli e legami” economici; sviluppo di forme reali di cooperazione e non di competizione nel mondo associativo.
Ad oggi l’Amministrazione invece mette in atto logiche molto diverse, per cui ad essere premiati sono sempre più i soggetti “forti economicamente”. Servono regole chiare, coraggio politico e amministrativo nel riconoscere le esperienze che negli anni sono cresciute in città, anche a partire da pratiche di riappropriazione. E servono nuovi strumenti di partecipazione e confronto tra cittadini, associazioni e Amministrazione per avviare un reale percorso di rigenerazione urbana perchè a Pisa ci sono troppi spazi chiusi, abbandonati o sottoutilizzati.

Una città in comune – Rifondazione Comunista

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