Un cartello di sinistra «contro le clientele»

IL TIRRENO, PISA, pagina 16 (di Danilo Renzullo)
Sessanta firme per un soggetto alternativo all’amministrazione, venerdì assemblea alla Limonaia
PISA «Una città democratica e partecipata, accogliente e includente, laica e giusta, sostenibile e generosa, culturalmente aperta e creativa, che non lasci svuotare di senso le istituzioni democratiche. Una Pisa dove a decidere non siano le clientele e i grandi interessi immobiliari, ma i quartieri, le comunità e chi ci vive davvero». È con questa visione della città che oltre sessanta persone (da Francuccio Gesualdi a Piero Pierotti, da Giorgio Gallo a Francesco Auletta) hanno sottoscritto un appello per la convocazione di un’assemblea pubblica che ha l’obiettivo di costituire un soggetto politico di sinistra e alternativo all’attuale amministrazione da presentare alle prossime amministrative. L’assemblea si terrà venerdì prossimo alle 18 presso la Limonaia di Vicolo dei Ruschi sotto lo slogan “Abbiamo un problema in comune. Il futuro della città riparte da tutte e tutti”. «Pisa non è un’isola felice – si legge nell’appello -. Chi vive e lavora nella nostra città si rende conto del lento ma inesorabile abbandono delle politiche sociali, culturali e ambientali da parte dell’attuale amministrazione. A questo si sommano la crisi dell’occupazione e la precarietà del lavoro. Né è possibile chiudere gli occhi davanti alla riduzione dei servizi». «Pisa ha comunque una grande ricchezza – continua l’appello -. Un mondo fatto di persone di ogni età e di libere associazioni che ogni giorno sceglie di agire in favore di chi si trova in difficoltà, avanza progetti nuovi, sperimenta alternative concrete e sogna un futuro diverso e migliore. E da questo mondo occorre ripartire». Secondo i firmatari dell’appello, è necessario «porre la cooperazione, la solidarietà, la democrazia dal basso e un rinnovato welfare municipale come principi fondanti di un nuovo “comune”». «La tutela del diritto alla cittadinanza e la difesa della giustizia sociale, una battaglia per i beni comuni che riparta dall’applicazione dei risultati del referendum sull’acqua pubblica e si estenda a scuole, università e biblioteche, la lotta al consumo del territorio, ai grandi interessi immobiliari e finanziari, agli intrecci distorti fra macchina comunale e aziende partecipate, l’opposizione alla mercificazione dell’ambiente, la promozione di una cultura della pace sono la realtà del nostro agire – conclude l’appello -. E questa pratica quotidiana la vogliamo portare all’interno della campagna elettorale e del consiglio comunale».

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