Un pisano su dieci ha origini straniere

Un pisano su dieci ha origini straniere. Lo dicono i dati dell’anagrafe, secondo i quali i migranti rappresentano il 9,2% della popolazione della città. L’immigrazione è dunque un fenomeno strutturale: eppure, la Giunta che ha governato questa città ha continuato a ragionare in termini emergenziali. Sono note le “ordinanze” del Sindaco uscente: ordinanza anti-borsone contro i venditori senegalesi, ordinanza anti-accampamento contro i rom …Sono di pochi giorni fa le notizie sull’ennesima campagna contro i “parcheggiatori” a Cisanello, e gli ennesimi sgomberi contro i rom alla periferia della città.
A chi giova questa politica? Alla “legalità” o alla “sicurezza”? C’è da dubitarne. Nessuna di queste ordinanze ha per oggetto la tutela dell’incolumità dei cittadini o il contrasto dei reati. Si tratta piuttosto di una politica spettacolarizzata, fatta di “blitz” contro soggetti sociali deboli: venditori ambulanti, senza fissa dimora, famiglie in condizioni di marginalità abitativa.
La criminalizzazione di questi soggetti è andata di pari passo con la riduzione della spesa sociale: in pochi anni la Giunta ha smantellato il programma “Città Sottili”, ha cancellato o ridotto la presenza di operatori sociali su strada, ha ridimensionato le politiche di contrasto alla povertà.
Così, come hanno più volte segnalato gli stessi sindacati di polizia, alle forze dell’ordine sono stati affidati compiti impropri. Perché, ad esempio, la presenza di venditori stranieri non è un problema di “sicurezza”, ma una questione che ha a che fare con la scarsità di lavoro, con gli ostacoli che impediscono di ottenere un permesso di soggiorno, con la marginalità sociale.
Affrontare questi problemi con i “blitz” delle forze di polizia non fa che incancrenire la situazione. E’ evidente che, laddove vengano commessi reati, questi debbano essere perseguiti: ma ciò non ha nulla a che fare con le situazioni di marginalità sociale, che devono essere affrontate in altro modo.
Pisa ha un grande patrimonio che chiede di essere valorizzato. E’ il patrimonio di operatori sociali professionali e competenti, che conoscono il territorio e sanno affrontare le diverse situazioni di emarginazione. E’ il patrimonio di intere comunità straniere, che chiedono di partecipare alla vita della città. I problemi si affrontano valorizzando questo patrimonio, non mortificandolo.
Noi proponiamo anzitutto una politica attiva di tutela della regolarità: ogni straniero che abbia un permesso di soggiorno può intraprendere un percorso di inserimento sociale, mentre chi è condannato all’irregolarità finisce nei circuiti del lavoro nero e della precarietà. Perciò noi chiediamo l’istituzione di un tavolo per i permessi di soggiorno.
Chiediamo anche che si aprano spazi sociali (negli immobili di proprietà comunale) dove le associazioni (italiane e straniere), le comunità e le famiglie possano organizzare gratuitamente eventi, feste, cene popolari, mostre, dibattiti culturali e politici.
Per la cosiddetta “questione rom” noi proponiamo una moratoria degli sgomberi. I rom possono essere inseriti in programmi di auto-recupero di immobili abbandonati: laddove non abbiano redditi per pagare un affitto, possono ristrutturare col loro lavoro degli alloggi, in cambio di canoni agevolati per un periodo di tempo. Gli alloggi così recuperati diventano un patrimonio per tutti: possono diventare case popolari, appartamenti di emergenza abitativa o per famiglie in difficoltà. In questo modo si può uscire dall’alternativa “aiutare gli stranieri o i rom o gli italiani”, e affermare il diritto alla casa per tutti.

Una Città in Comune
Rifondazione Comunista

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