Base militare nel Parco di San Rossore e a Pontedera: 520 milioni di euro per 140 ettari. Scopriamo il nuovo progetto che tutti tenevano nascosto.

Ancora una volta tutti sapevano e tutti hanno finto di non sapere. Ma ancora una volta li abbiamo smascherati, grazie alla determinazione propria delle lotte che nascono dall’amore e dalla difesa del territorio, e che vincono sulla patologica omertà e mancanza di trasparenza delle forze di centrodestra e centrosinistra che governano a livello locale e nazionale.

Il decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, cosiddetto DL Infrastrutture, approvato il 24 giugno dal Governo Meloni è stato assegnato alla VIII Commissione (ambiente, territorio e lavori pubblici) per essere convertito in Legge entro il prossimo 24 agosto. Seguendo questo iter abbiamo scoperto quello che veniva tenuto volutamente nascosto alla cittadinanza da tutte le forze politiche.

Infatti nel documento illustrativo del provvedimento, a disposizione di tutti i gruppi parlamentari (di governo e di opposizione) presenti in commissione, si legge chiaramente che il piano è stato fatto “d’intesa con gli Enti territoriali interessati (Regione Toscana, Provincia di Pisa, Comune di Pisa, Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli)”. Anche il Presidente della Regione Giani del Pd dunque sapeva benissimo di tutto questo, così come il Sindaco Conti, che proprio nei giorni scorsi si è rifiutato di rispondere ai nostri quesiti dicendo che non era di sua competenza, nonostante appartenga alla Lega, uno dei partiti del Governo da cui arriva l’iniziativa legislativa.

Come era stato ampiamente previsto e denunciato dal Movimento No Base e dai tanti che come noi si sono sempre mobilitati contro quest’opera, il nuovo progetto della base militare nel cuore del Parco di San Rossore e per una parte anche a Pontedera, frutto dell’intesa bipartisan, è ancora più impressionante di quello pensato da Draghi e Guerini nel 2022 nell’area di Coltano. Non solo sono più che raddoppiati i costi e quindi le risorse sottratte ai bisogni sociali, ma sono raddoppiate anche le superfici verdi che questa opera bellica occuperà con un devastante impatto ambientale.

In base ai documenti depositati in commissione parlamentare, i costi previsti, ad oggi, sono infatti pari a 520 milioni di euro. Senza considerare i soli 120 destinati alla bonifica del reattore presente al Cisam, già previsti e dovuti da oltre 20 anni (come ribadito anche in una recente relazione della Corte dei Conti), restano 400 milioni di euro (più del doppio dei 190 previsti a inizio del 2022) destinati ad alimentare la guerra e l’economia di guerra.

Di questi, come abbiamo denunciato già negli scorsi giorni, 92.5 milioni sono già stanziati per il primo lotto: 72.5 con il DPCM del 9 maggio 2022, e 20 milioni con DL infrastrutture. I primi vengono dal Fondo di Sviluppo e Coesione, mentre i secondi dal Ministero delle infrastrutture, con l’intento non dichiarato, ma evidente, di avviare i cantieri entro la fine dell’anno. Per i restanti 400 milioni di euro ad oggi previsti, ma che lieviteranno ulteriormente, non è specificato da dove saranno presi.

I costi lievitano anche per l’imponente aumento delle superfici: dai 70 ettari previsti inizialmente sull’area di Coltano si passa, guardando le superfici indicate nella mappa presente nei documenti disponibili alla commissione, a circa 130 ettari:

40 ettari destinati ai Gruppo Intervento Speciale, 20 ettari dedicati al I reggimento Tuscania in aree che sono boscate all’interno del Parco Naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli e altri 40 ettari circa per il poligono di tiro da 500 metri e la pista di addestramento intorno all’area della tenuta Isabella a Pontedera, area oggi completamente verde e che ha già mostrato la sua fragilità dal punto di vista della tenuta idraulica e su cui un’opera del genere non farà che peggiorare la situazione.

Il resto, circa 30 ettari, lo si vorrebbe destinare alla parte alloggiativa, alle parti comuni e agli impianti sportivi, in un’area già parzialmente edificata del Centro Interforze Alti Studi Militari (Cisam) della Marina Militare.

In definitiva, si tratta di una valanga di soldi e cemento per la guerra.

Come se questo non bastasse, si tratta di un’opera commissariata “per il suo rilevante impatto sul tessuto socio – economico” che il Governo vuole mandare avanti con le procedure semplificate (e quindi accelerate e con minor controlli) previste per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’orizzonte temporale di realizzazione indicato è 10 anni, ma se si pensa che tale tempo non è congruo neanche per la bonifica del reattore nucleare, è evidente che il Governo Meloni vuole accelerare sull’ apertura dei cantieri per la nuova base, continuando al contempo con la propaganda delle compensazioni per assecondare le compiacenze delle istituzioni locali.

Per quanto riguarda il recupero degli edifici storici infatti è evidente la strategia del governo di distribuire promesse a tutti gli enti in qualche maniera coinvolti.

Vengono indicati la stazione Marconi, proprietà del Demanio, ma su cui il Comune di Pisa ha rinnovato recentemente la concessione d’uso, la Villa Medicea, sempre di proprietà del Comune di Pisa, le stalle del Buontalenti di proprietà della Regione Toscana, e quindi solo una parte degli immobili storici che a Coltano dovrebbero essere recuperati. Inoltre, spunta un riferimento anche al recupero dell’Ex Bigattiera, di proprietà dell’Università di Pisa, istituzione fino ad oggi silente sulla base, nonostante siano suoi i terreni vicini alla nuova infrastruttura militare.

Abbiamo svelato ancora una volta i loro piani di guerra e, con ancora maggiore forza e determinazione, saremo con il Movimento No Base per impedire questa ulteriore militarizzazione del territorio, già a partire dalle iniziative dei prossimi giorni. Il Presidente della Regione Giani, il Presidente del Parco Bani, il sindaco Conti e il Presidente della Provincia Angori si dimettano: come nel caso del primo DPCM hanno tenuto nascosto alla cittadinanza queste informazioni sul progetto e lo sostengono attivamente. Noi chiediamo a tutte le realtà sociali, associative e sindacali di schierarsi apertamente contro questo mezzo miliardo di euro per la guerra, che tutte le risorse fino ad oggi destinate per la base siano immediatamente stralciate, che questi fondi siano impiegati per le vere priorità sociali del nostro paese, come casa, scuola, lavoro, transizione ecologica, e che il progetto sia definitivamente cancellato.

Una città in comune – Rifondazione Comunista

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