Tangenziale Nord-est: i lavori non sono partiti e non c’è alcuna chiarezza sulla approvazione effettiva del progetto esecutivo

Nelle scorse settimane il Presidente della Regione Giani annunciava in pompa magna l’inizio dei lavori della Tangenziale Nord-est entro il 30 Giugno, con la chiusura del cantiere prevista per il 31 Dicembre 2025.

Ad oggi, però, sembra che i lavori non siano iniziati. Ma soprattutto non si capisce quale sia la situazione reale. Infatti nelle scorse settimane abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti alla Provincia di Pisa per avere anche la copia del progetto esecutivo approvato, indispensabile per l’avvio degli stessi lavori. Ad ora dalla Provincia di Pisa non abbiamo avuto alcuna risposta. A questo punto poniamo la domanda a tutte le istituzioni coinvolte in forma pubblica: il progetto esecutivo è stato approvato? E se non è stato approvato, perché?

L’altro fronte su cui serve chiarezza è quello delle risorse e dei tempi per loro utilizzo. Solo il costo del primo lotto negli anni è andato crescendo progressivamente fino agli attuali 27 milioni di euro, coperti da risorse del Fondo Sviluppo e Coesione per 17 milioni, dalla Regione per poco più di 6,8 milioni e dalla Provincia per 3,3 milioni.

Da parte nostra siamo stati da sempre contrari, assieme alle associazioni ambientaliste, a questa grande opera sostenuta in maniera bipartisan dalle coalizioni di centrodestra e centrosinistra, anche in occasione del consiglio comunale svoltosi a gennaio su nostra richiesta proprio sulla Tangenziale Nord-est. Questa infrastruttura genererà più traffico, e quindi più inquinamento, come succede sempre quando si aumentano le strade, consumerà suolo e distruggerà irrimediabilmente la piana agricola a Nord di Pisa, non offrendo nessuna alternativa all’uso delle auto private per chi dovrà entrare in città.

La Tangenziale è un progetto vecchio basato su un concetto di mobilità non più sostenibile, perché negli anni trascorsi dalla sua prima progettazione il quadro delle necessità di interventi sulla mobilità è drasticamente mutato: i rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sul cambiamento climatico, i dati sulla drastica perdita di biodiversità, sull’inquinamento da traffico e sui danni irreversibili che questi provocano alla salute umana e all’ambiente sono sul tavolo di tutti i nostri amministratori, ma questi fanno finta di non vederli, nonostante le dichiarazioni di maniera.

Nuove strade portano nuovo traffico, nuovo inquinamento e nuovo consumo di suolo, e la perdita di un bene preziosissimo in Italia: l’integrità del nostro paesaggio che tutto il mondo ci invidia. Sì certo, abbiamo tutti bisogno di spostarci rapidamente, abbiamo bisogno di non avere le nostre città ingolfate dal traffico automobilistico, di liberarle dal rumore e dall’inquinamento, ma c’è un solo modo per farlo in modo risolutivo e che salvaguardi il nostro pianeta per noi stessi e per le generazioni future: disincentivare il traffico automobilistico offrendo delle reali alternative di mobilità pubblica e condivisa, veloce, efficace e poco costosa.

La zona nord di Pisa sarà liberata dalla morsa del traffico quando i pendolari troveranno treni, tram, bus efficienti e frequenti, quando le città e i servizi saranno progettati per essere raggiungibili facilmente con i mezzi pubblici. In questo vogliamo vedere investiti i soldi del Fondo per lo Sviluppo e Coesione, e non per nuovo cemento e traffico. Spostare le auto qualche metro più in là non serve, non risponde al bisogno di vivere in città più sostenibili, non risponde alla necessità ormai sotto gli occhi di tutti di fermare la crisi climatica.

Questa opera non alleggerirà affatto il traffico ma anzi determinerà problemi per la salute di chi vive in due aree della città: il quartiere dei Passi e quello di Ghezzano. Questo è stato evidenziato da ARPAT – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Toscana – nella sua valutazione dell’opera che risale al 2021(!), arrivando a definire inaccettabile l’impatto del rumore, in particolare ai Passi, anche vista l’impossibilità di realizzare mitigazioni e dando parere negativo sulla realizzazione dei tratti che coinvolgono questo quartiere, e a Ghezzano. Le analisi condotte da ARPAT infatti, stimano un superamento dei limiti di legge sull’inquinamento acustico del 30% ed evidenziano che né la stesura di asfalto speciale né la realizzazione di barriere anti-rumore sarebbero utili a limitare detti sforamenti, previsti anche nelle ore notturne.

Ma non solo, oltre a peggiorare il traffico e i suoi impatti, frammenterà ulteriormente il territorio danneggiando quello che rimane della pianura alluvionale dell’Arno e del Serchio dove ecosistemi di grandissimo pregio ambientale sono tutelati dalla Convenzione Ramsar e dall’Unesco, oltre ad avere un impatto devastante su un paesaggio agrario di grandissimo interesse che comprende il patrimonio culturale delle pievi, delle ville e dell’Acquedotto mediceo. Perché insistere su un progetto inutile e devastante invece di progettare una grande riqualificazione della piana pisana, creando un Parco Agricolo tra i due Comuni di Pisa e San Giuliano? Si creerebbero nuove economie di qualità, percorsi pedonali e ciclabili, corridoi ecologici per la biodiversità.

A questo si aggiunge un enorme spreco di denaro pubblico con costi che vanno via via lievitando sempre più: per il solo tratto di Madonna dell’Acqua (lotto nodi1-2), si è passato in poco tempo da 21 a 27 milioni di euro, 6 milioni di euro in più. E si parla del solo primo tratto di soli 2 km, a fronte di un’opera il cui costo complessivo è già cresciuto, e gli iniziali 70 milioni sono destinati ad aumentare ancora, senza che ad oggi vi sia una previsione definitiva sulla cifra finale. E tutto questo, continuiamo a ribadirlo, senza alcuno studio che dimostri l’impatto positivo che questa opera avrebbe sulla mobilità: gli unici studi fatti, diversi anni fa, evidenziavano infatti molti dubbi sull’efficacia reale dell’opera.

Ci chiediamo infine come si possa ripetere da parte del centrodestra e del centrosinistra che siamo davanti ad una “opera strategica”, e come si continui ad insistere ed anzi a voler accelerare su una opera su cui mancano complessivamente la progettazione definitiva dei lotti che vanno dal nodo 5 al nodo 10, cioè il tratto che interseca l’Acquedotto Mediceo, e la copertura dei costi, tanto che si moltiplicano gli appelli al Governo per lo stanziamento delle risorse indispensabili per realizzarli.

Si rischia, seriamente, oltre che realizzare un’opera con forti impatti e scarsi benefici, di condannare il territorio a decenni di lavori interrotti, con cantieri infiniti. Occorre completamente ripensare il progetto in una ottica moderna, ottenendo i benefici auspicati con altre forme di mobilità. Siamo ancora in tempo, fermatevi.

Una città in comune

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