Pisa. Presidio Queersquilie: “No all’immagine di una donna oggetto”

5 aprile 2014, Pagina Q

Pisa. Presidio Queersquilie: “No all’immagine di una donna oggetto”

Un presidio per dire no a “un’immagine riduttiva dell’identità femminile”. Dopo le polemiche suscitate per il patrocinio concesso dalla Provicia di Pisa e dal Comune, che ha poi fatto un passo indietro, alla manifestazione “Bellezza, salute e benessere: quello che le donne vogliono” oggi alle 15 a protestare davanti ala stazione Leopolda saranno tutte quelle donne che vogliono contrastare “l’immagine superficiale e avvilente di donne attente ed interessate soltanto all’apparenza”.
“Per quanto la cura del corpo di per sé non costituisca un problema – scrivono – lo diventa quando è ossessivamente riproposta da modelli televisivi, riviste e interi eventi come questo, come unica opzione possibile per l’espressione dell’identità femminile.
Parte del problema risiede dunque nel titolo e nel messaggio da questo veicolato.
E’ proprio nella formula ‘quello che le donne vogliono’ e nella descrizione dell’evento ‘tre giorni dedicati alla Donna ed alle sue passioni’ (tra cui troviamo epilazione, abbronzatura, acconciature, trucco, massaggi, danza, shopping, cucito, ecc) che sussiste la visione di un mondo altamente dicotomizzato e stereotipante”.
Una rappresentazione che tratteggia una donna “come oggetto ad uso e consumo del pubblico maschile” e “un’immagine riduttiva dell’identità femminile”.
Ad essere contestata non è tanto la cura del corpo, quanto piuttosto il fatti che questa sia “presentata come unico strumento possibile per realizzarsi in quanto donne”. Non si dovrebbero si chiedono, “invece includere quelli che sono percepiti come interessi principalmente ‘femminili’ in uno spettro più ampio che può c,omprendere altre passioni? Qual è la differenza tra la manicure e il rugby? Perché dovrebbe essere più importante per le donne avere le unghie in ordine rispetto a eccellere in uno sport?”
“L’evento – proseguono – si richiama alla volontà e ai desideri dell’universo femminile ma non vi è alcun accenno a temi ben più vicini ed importanti per le donne e la società tutta, diritti sul lavoro, pari opportunità, applicazione della 194, o il benché minimo riferimento a passioni alternative alla decorazione narcisistica di sé o al consumismo”.
“Ricondurre alcune attività ad un genere specifico – concludono – limita le possibilità di ognun* di costruire la propria identità liberamente”.
Proprio in opposizione a quest’immagine l’appuntamento è alla stazione Leopolda “per sensibilizzare visitatrici e visitatori a tali tematiche ed offrire spunti di riflessione sugli stereotipi di genere”.

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