A Pisa non è garantito il diritto allo studio. Indegno attacco di Angori ai lavoratori e alle lavoratrici

Domani ancora una volta saremo in piazza raccogliendo l’appello lanciato da studenti, docenti e genitori del Liceo Buonarroti a fronte della situazione scandalosa in cui versano le scuole pisane per la mancanza di aule, laboratori e spazi didattici.

Il dato drammatico è che nella nostra città un diritto costituzionale come quello allo studio non è garantito, anzi viene addirittura dopo una fiera di vestiti usati come dimostra il caso clamoroso delle aule delle Officine Garibaldi.

Le responsabilità di questa situazione vengono da lontano. Per decenni i governi di centro sinistra e centrodestra ad ogni livello hanno tagliato le risorse alla scuola pubblica, disinvestendo e oggi raccogliamo i frutti di questa situazione. La pandemia ha messo ancora più in evidenza queste criticità, per cui oggi studentesse e studenti non possono neanche andare a scuola ogni giorno.

Siamo di fronte ad una situazione scandalosa, in cui pesantissime sono le responsabilità politiche a livello locale. Le recenti dichiarazioni del Presidente della Provincia, Massimiliano Angori del Pd che ha provato a scaricare sugli uffici, sui lavoratori e le lavoratrici le responsabilità di quanto sta accadendo, e dei ritardi nel reperire spazi sono semplicemente indegne. Esprimiamo la nostra solidarietà a chi viene strumentalmente attaccato in un tentativo di scaricabarile da parte di Angori inaccettabile, come denunciato dalla stessa RSU della Provincia.

Pesanti sono anche le responsabilità del Comune di Pisa che in tutti questi mesi non ha messo a disposizione neppure un metro quadro del proprio patrimonio, benché molti sarebbero gli spazi utilizzabili, per bieca strumentalità politica da parte della destra. Nello scorso Consiglio comunale, la destra ha infatti bocciato, senza peraltro degnarsi di motivare le proprie posizioni, la nostra mozione sugli spazi per affrontare l’emergenza aule.

È necessario quindi scendere ancora una volta in piazza per gridare con forza che il diritto allo studio viene prima di qualsiasi campagna elettorale e spot politicista, di ripicche e strumentalità. Intanto si pensa di regalare soldi pubblici a privati per reperire spazi, utilizzando ancora una volta male le tasse dei cittadini e delle cittadine. Chi non è in grado di assolvere alle proprie responsabilità nei confronti della comunità è bene che si dimetta.

Una città in comune

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