A tre anni dal referendum continuiamo la battaglia per l’acqua pubblica: chiariamo alcune cose sugli investimenti di Acque Spa

A tre anni dal vittorioso referendum sui servizi pubblici, meglio conosciuto come referendum per l’acqua pubblica, non sono ancora stati applicati gli effetti sanciti dal voto di milioni di italiani. I governi nazionali e locali hanno ostacolato l’applicazione della volontà popolare a difesa di un bene prezioso come l’acqua ed hanno inoltre perpetrato un modus operandi che ha leso democrazia e partecipazione a vantaggio del profitto.

Da qualche settimana è disponibile il bilancio 2013 di Acque SPA che ci permette di analizzare la situazione locale da un punto di vista economico-finanziario, quindi anche dal punto di vista dei costi in bolletta che devono sostenere gli utenti.
Nel 2013 Acque SPA ha incassato dalle nostre tariffe 110.642.913 di euro, chiudendo l’anno con un utile netto di 6.596.531 di Euro, accrescendo il patrimonio netto a 76.718.403 milioni di Euro.
Dal bilancio 2013 dell’azienda è possibile rilevare che sono stati distribuiti i dividendi ai soci (45% privato, 55% pubblico) per circa 1 milione di euro.
Un fatto che stride con la decisione di aumentare le tariffe 2014 del 6,5% (piu di 7 milioni di euro), per altro resa più pesante da un analogo innalzamento delle tariffe per il 2015 già inserito nel piano degli investimenti. Per di più in un territorio dove la bolletta è la più cara d’Italia e dove non si tutelano per niente individui e famiglie che si vengono a trovare nella condizione di non poter pagare le utenze, anzi si minacciano e operano distacchi.

Il tutto è invece in perfetta sintonia con le logiche del mercato, nel quale le merci devono generare profitto.
Un teorema nascosto dietro la necessità di fare investimenti per migliorare la rete idrica, sulla scorta del quale i nostri amministratori votarono nel dicembre 2011 l’estensione della concessione del SII ad Acque SPA fino al 2026. Un vero e proprio atto di prepotenza che si consumò senza consultare i consigli comunali ed i cittadini. Ricordiamo che ad oggi quella delibera è sospesa perché non è stata trovata la necessaria copertura finanziaria.
Vista la foga con la quale viene agitato lo spauracchio degli investimenti urgenti e necessari, con la quale viene soffocata ogni forma di partecipazione,sarebbe utile ed interessante sapere perché Acque Spa non è riuscita a realizzare ben 31 milioni di Euro di investimenti già programmati prima del 2014 e perché nel piano di investimento 2014-2021 trovano spazio voci di spesa non inerenti al miglioramento della rete idrica, ma bensì a quello del valore aziendale.
Vediamo di cosa si tratta:
– 4.410.000 di euro per software e sistemi informatici (quasi 2 milioni di euro erano già stato spesi nel 2013)
– 1.480.000 di euro per la cartografia (mappe)
– 2.160.000 di euro per l’acquisto di attrezzature e arredi sedi ed impianti.
– 1.800.000 di euro per Acquisizioni sedi e fabbricati
– 1.030.000 di euro per acquisto automezzi

Si deve rilevare che queste scelte incidono sul patrimonio aziendale da riscattare, facendo aumentare i costi per la ripubblicizzazione. Costi che la nuova tariffa ha sensibilmente incrementato per la Toscana da circa 392 milioni a 1,2 a 1,5 miliardi di euro.

Condividiamo la necessità di effettuare investimenti per migliorare la rete idrica, la rete fognaria ed il servizio di depurazione, ma ribadiamo la necessità di un cambio di rotta sulla gestione dell’acqua, che non è una merce ma bensì un bene comune fondamentale per la vita.

Condividi questo articolo

Lascia un commento