Adesso anche le italiane vanno a fare le badanti

venerdì 28 marzo 2014, IL TIRRENO PISA Pagina: III

Adesso anche le italiane vanno a fare le badanti

di Francesco Loi

C’è chi, con coraggio, apre un’attività. C’è chi accetta di fare la badante, anche se un tempo non la considerava una professione alla propria altezza. E c’è chi cerca un’occupazione, la sua prima occupazione, sebbene non sia più giovanissima. E’ il variegato mondo delle donne al tempo della crisi economica. Primo effetto: più donne al lavoro. Secondo effetto, che arriva subito dopo: si tratta soprattutto di lavoro atipico, ovvero co.co.pro, co.co.co, job on call, ripartito, tempo determinato, part-time, eccetera. Tutti questi cambiamenti emergono da uno studio condotto dalla pisana Paola Meozzi, dottore di ricerca in relazioni del lavoro all’Università di Modena (Fondazione “Marco Biagi”), sostenuto dall’assessorato alle politiche del lavoro della Provincia di Pisa che fa capo ad Anna Romei.
Maschi e femmine. Una prima conseguenza della recessione economica è la riduzione del divario tra tasso di occupazione maschile e femminile, ma l’aumento dell’occupazione “rosa” si è tradotto principalmente in tutte le forme possibili del lavoro cosiddetto atipico (e meno sicuro) e anche in mansioni a bassa specializzazione. «Utilizzando circa 425mila dati di fonte amministrativa riferiti a flussi di lavoro di donne pisane nel periodo 2008/2013 – spiega la dottoressa Meozzi – attraverso un modello statistico è stato possibile fornire un quadro della lavoratrice precaria».
Identikit e variabili. Prendendo come riferimento una donna italiana, di età superiore ai 45 anni, laureata, sono state calcolate le diverse probabilità di essere o diventare una lavoratrice atipica. Nell’ultima fase della recessione questa possibilità per le lavoratrici pisane è aumentata del 26%. Per il resto non sorprende che il rischio decresca al crescere dell’età e che aumenti al diminuire del livello di istruzione. Infatti, una lavoratrice trai 15 ed i 30 anni ha quasi il 20% in più di probabilità di essere atipica rispetto ad una over 45, mentre chi possiede un titolo di scuola media superiore ha il 10% in più di rischio di essere atipica rispetto ad una laureata. Anche la cittadinanza rappresenta un “rischio di atipicità”, avendo le lavoratrici straniere il 62% di probabilità in più di avere un contratto non standard.
Effetto turn over. Sia per gli uomini che per le donne le nuove assunzioni sono in elevata percentuale costituite da lavoro atipico, ma l’incidenza risulta più alta per le donne (91-92%). Non si è verificata comunque una diminuzione generale del tasso di disoccupazione di lungo peri odo, semmai, come si legge nello studio, «si è intensificato il fenomeno del turn over per le pisane in cerca di lavoro, riportando sul mercato molte donne inattive, costrette dalla caduta di reddito familiare a cercare nuovamente un’occupazione». Così, considerando i flussi complessivi di assunzioni a Pisa e provincia, sono circa il 40% del totale le donne adulte (31-45 anni) ad avere un contratto atipico. Inoltre le donne sono sovrarappresentate nei contratti a progetto, nel lavoro intermittente e in quello occasionale.
Straniere e badanti. Nel quadro di una popolazione che invecchia, non si riduce il ricorso all’ausilio di una badante per l’assistenza agli anziani. E sono sempre di più le donne italiane, anche non più giovani, disposte ad accettare mansioni considerate precedentemente inadeguate. Prendendo in considerazione il periodo riferito alla recessione, lo studio fa risaltare un aumento di lavoratrici domestiche di nazionalità italiana nella provincia di Pisa: quasi il 14% in più nel 2012 (1.818 donne) rispetto al 2008 (1.597). Evidente come questi numeri si riferiscano esclusivamente alle assicurate. Secondo i dati Inps restano comunque in larga maggioranza le badanti straniere, che sono 5.875, dunque praticamente il triplo. Uno scarto che nel periodo della crisi è aumentato in modo consistente.

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