Adil, ucciso dal profitto

Adil Belakhdim, 37 anni, due figli, sindacalista del Si Cobas assassinato perchè difendeva il posto di lavoro davanti ai cancelli di un magazzino sotto picchetto.
Prato, i lavoratori in presidio vengono attaccati con lanci di mattoni.
Lodi, i lavoratori in picchetto alla Fedex Tnt vengono aggrediti da agenti di sicurezza privata.
Cosa sta succedendo?
Non possiamo restare impassibili di fronte a questa nuova ondata di violenza, che ci riporta di colpo indietro nel tempo, al ventennio del secolo scorso, alle aggressioni fasciste.

Oggi a Biandrate, nel novarese, nei pressi del deposito territoriale Lidl, dove stava iniziando una manifestazione di lavoratori, Adil Belakhdim, operaio e sindacalista, è stato ucciso, investito da un camion che poi si è allontanato.
Pochi giorni fa un gruppo di operai in presidio era stato aggredito da un gruppo armato di mattoni e bastoni davanti ai cancelli della Texprint a Prato. Una settimana fa un lavoratore è finito in coma dopo che il presidio di lotta alla Fedez Tnt di Lodi è stato assalito con teaser e bastoni.

I lavoratori della logistica, i facchini che fanno guadagnare la distribuzione capillare delle merci, stanno lottando ovunque per conquistare condizioni di lavoro e salari dignitosi. Ma devono fare i conti con un sistema di sfruttamento organizzato con catene di appalti e subappalti, che parte dalle grandi multinazionali e arriva alle cooperative di capolarato. Un sistema che calpesta i diritti dei lavoratori e risponde alle loro legittime rivendicazioni con la violenza.
La morte di Adil non è un incidente, ma la conseguenza di un sistema di criminalità imprenditoriale avallato dal sistema politico italiano. La violenza nei confronti dei lavoratori della logistica è la punta dell’iceberg di una realtà che accomuna tutto il mondo del lavoro. Di colpo siamo tornati al ventennio fascista a una Repubblica che non è più fondata sul lavoro, ma sullo sfruttamento dei lavoratori e sulla violenza.

A sua volta il governo Draghi preme sull’acceleratore di questo percorso in caduta libera, con lo sblocco dei licenziamenti, le concessioni agli appalti selvaggi, l’aumento della flessibilità , la semplificazione e l’assenza di controlli e interventi a tutela dei lavoratori .

Oggi muore un sindacalista che lascia una famiglia perché ha lottato per i diritti dei lavoratori, anche per quelli che si lasciano abbindolare dai proclami razzisti.

Adil è morto perché il profitto non si ferma, perché le merci devono circolare, perché il mercato ha le sue logiche e i lavoratori sono semplici pedine di uno scacchiere dominato dal precariato e dall’insicurezza.
Non possiamo più accettare questa situazione e non possiamo restare immobili di fronte alla morte di un compagno che stava lottando per i suoi e i nostri diritti.

Per questo oggi saremo al presidio per Adil, alle 10:30 di fronte alla Lidl in via Aurelia nord 4.

Per Adil, per i lavoratori, per le troppe vite spezzate, la lotta non si ferma!
Nella foto: Abdil Belakhdim (l’ultimo a destra) con i compagni

Una città in comune

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