Airbnb: un affare milionario che svuota la città.

 

Grazie alla richiesta della coalizione di Diritti in comune, il Comune di Pisa ha finalmente fornito i dati inerenti gli affitti brevi di AIRBNB; questo è stato possibile con un accesso al sito AIRDNA, che è quello rivolto a chi decide di investire negli affitti turistici brevi. I numeri di questo fenomeno ci mostrano che attualmente, nel nostro comune, esclusa di Marina di Pisa, ci sono 1099 annunci di affitti brevi, di cui 655 (60%) riguardano l’affitto turistico breve dell’intero appartamento, mentre gli altri 440 (40%) sono di annunci per singole camere; infine solo 4 (0.4%) annunci riguardano camere condivise. Le zone di maggior concentrazione di affitti, mediati dalla piattaforma digitale di Airbnb, sono il centro città e la zona di Cisanello, per gli affitti brevi legate alle prestazioni dell’azienda ospedaliera.

Inoltre, sempre secondo i dati forniti, “l’andamento delle inserzioni dal 2016 è in costante crescita” si parla, addirittura, di un 50% in più di affitti disponibili negli ultimi tre anni, questo ci induce a pensare che questo sia un fenomeno destinato ad ampliarsi con risultati che facilmente possiamo immaginare, basta volgere lo sguardo ad altre città. L’impatto di questo fenomeno sulle città è altissimo, soprattutto in città più grandi sia in Italia che in Europa, nelle quali le zone centrali e maggiormente turistiche sono ormai abitate più da turisti che da residenti. Il dato per la città di Pisa è preoccupante, soprattutto perché i numeri raggiunti nonostante il fenomeno sia presente da pochi anni è altissimo; i 655 alloggi interi messi a disposizione per i turisti sulla piattaforma sono case sottratte all’abitare, in un mercato degli affitti che ha già dei canoni elevati.

 

Questo fenomeno si aggiunge al più consolidato abbandono degli immobili, tipico dei grandi proprietari, funzionale a controllare i prezzi data una minor disponibilità di alloggi. La logica è la stessa di AIRBNB, si sottraggono abitazioni, facendo diminuire l’offerta, e questo fa aumentare il prezzo degli affitti, infatti secondo dati resi noti dalla CGIL di Firenze e dal SUNIA si regista aumento medio del 9,97% a metro quadro. Il tasso di occupazione medio degli appartamenti, registrato l’anno scorso è del 67%, ed è calcolato sui giorni messi a disposizione dall’ host e non sull’intero anno, il prezzo medio registrato (pernottamento comprensivo di pulizie) è di 70 euro. Il reddito medio, (pernottamento con incluse le pulizie ed escluso le tasse e servizi aggiuntivi) è di 1100 euro corrispondente ad un volume d’affari superiore a 1 milione di euro mensili.

 

C’è un altro dato, che sarebbe fondamentale conoscere ma che non siamo riusciti ad ottenere, che riguarda la presenza di multiproprietari tra gli host. Per questo abbiamo fatto un controllo a campione grazie al quale abbiamo visto che su 5 host che mettono a disposizione l’intero appartamento 2 hanno altri appartamenti disponibili sulla piattaforma sia a Pisa che in altre città turistiche, come ad esempio Roma e Firenze, e 1 ha due interi appartamenti disponibili su Pisa per ffitti brevi. Questi dati, presi nel complesso, ci dimostrano come la piattaforma sia sempre meno utilizzata da chi mette a disposizione una stanza nella casa in cui abita, secondo la logica della sharing economy, ma che invece nasconda veri e propri business con attività di affitti brevi svincolati, tra l’altro dall’applicazione delle vigenti norme in materia di affitto turistico.

Uno dei rischi, infatti, se non si controlla il fenomeno in alcun modo, è che la maggior parte dell’indotto finisca nelle tasche di “professionisti della rendita” e non di chi ricorre alla piattaforma per arrotondare a fine mese, e in qualche modo calmierare le spese correnti tra cui, per assurdo, possiamo trovare anche le spese per l’affitto o il mutuo della casa.

 

La casa per Pisa è una questione critica da anni ormai e i dati del Ministero dell’Interno di Luglio 2019 mostrano come Pisa e provincia sia seconda in toscana, dopo Firenze, per numero di “convalide di sfratto”, e che è la prima in classifica anche rispetto all’aumento delle “nuove convalide (+ 9,38%). In tutto abbiamo quindi 420 convalide di sfratto, 414 sfratti con richiesta di forza pubblica e oltre 320 sfratti già eseguiti con forza pubblica, la maggior parte (circa l’80%) per morosità. Senza considerare le mille richieste per la casa popolare e che non trovano risposte adeguate, se non per piccoli numeri e con tempi lunghissimi.

 

Questi primi dati raccolti ci raccontano di un centro città che viene progressivamente svuotato dalle persone che vi abitavano, a causa dell’assenza di efficaci politiche abitative. Tutto questo avviene in uno spazio cittadino centrale, che è progressivamente privato della sua natura e reso un parco giochi per turisti, uno spazio che l’amministrazione comunale continua a bersagliare con le cd. “politiche anti-degrado”, con bislacche e inutili ordinanze, con propagandistiche modifiche di regolamenti comunali, senza però farsi mai realmente carico dei problemi reali, e adesso appare chiaro anche il perché. 

 

Progetto Rebeldìa

Unione Inquilini Pisa

Diritti in comune (Una città in comune, Rifondazione Comunista, Pisa Possibile)

 

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