Al di fuori dalla Piazza del Duomo, Pisa rischia di essere solo finzione

I giornali locali in questi giorni hanno dato la giusta enfasi alla prossima apertura della sezione archeologica del Museo dell’Opera. Sotto la cura competente di Salvatore Settis, nel 2023 la Piazza del Duomo di Pisa si arricchirà così di un altro importante tassello, vale a dire la sezione antica delle collezioni della Primaziale, che dopo anni tornerà finalmente visibile.

Il prato all’ombra della torre pendente si configura sempre più come una piccola oasi in cui si concentra il patrimonio artistico e culturale della città, mentre al di fuori è il deserto. Immediatamente a ridosso del sito Unesco (patrimonio dell’umanità) si preparano speculazioni edilizie (a interesse di pochi) che ridisegneranno il quartiere di Santa Maria senza alcun rapporto con la zona monumentale, dapprima l’area dell’ex Caserma Artale, convertita in parcheggi, alloggi per studenti, albergo e minimarket, e poi quella del Santa Chiara. Tuttavia, per rimanere al nuovo Museo delle Antichità, com’è stato presentato alla stampa, ci si chiede che rapporto avrà con il Museo delle Navi Romane inaugurato appena tre anni fa presso gli Arsenali Medicei e aperto solo 19 ore alla settimana? Le due istituzioni museali non sono certo comunali, ma un’amministrazione seria dovrebbe forse pensare a questo tipo di cose, a partire da un biglietto cumulativo, o ancor meglio una carta dei musei, e così pure immaginare collegamenti pubblici tra i due siti o percorsi esclusivamente pedonali.

Invece chi ci governa è ancora perso dietro a questioni identitarie di mille anni or sono: ha abdicato al presente e preferisce rifugiarsi nel glorioso medioevo immaginario dei tempi della Repubblica, disegnando bandierine, allestendo rievocazioni in costume, arrivando persino a immaginare un Museo delle tradizioni storiche. Similmente, non vivendo nel presente e non avendo la minima idea di quel che è il patrimonio culturale né il minimo interesse a prendersene cura, l’amministrazione progetta al Bastione del Parlascio “un museo multimediale che racconti la storia della città”, immaginiamo soprattutto quella di mille anni fa. La realtà rischia così di rimaner confinata nel cosiddetto Prato dei Miracoli, mentre fuori di lì regna la finzione, il multimediale, le rievocazioni in costume, i parcheggi, il traffico e i minimarket.

Una città in comune

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