Alle elezioni regionali sosteniamo Toscana a Sinistra con Tommaso Fattori candidato presidente

Nel 2015 Una città in comune partecipò alla costruzione di una proposta politica regionale in per un’alternativa di sinistra al neoliberismo, uscendo dalla morsa del ricatto posto sistematicamente dal centrosinistra al suo elettorato: “o noi o la destra”. Ricatto che impediva la messa in discussione delle politiche dell’austerity col taglio allo stato sociale, ai diritti nel mondo del lavoro; e che impediva anche la costruzione di una via d’uscita da un modello di sviluppo distruttivo per i territori.
Ritenemmo, 5 anni fa, che la lista SÌ – Toscana a sinistra potesse essere l’inizio di un progetto regionale con le radici nei movimenti e nelle istanze di base che si erano moltiplicate in Toscana negli ultimi anni. Il candidato presidente di allora, Tommaso Fattori, era stato membro fondatore del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e tra i principali promotori dei referendum per l’acqua pubblica del giugno 2011, il cui risultato fu ignorato dal PD. Il più eclatante caso, ma non l’unico, di espressione della volontà popolare calpestata dal centrosinistra.
La lista era sostenuta anche da altri soggetti politici, che avevano deciso di coalizzarsi in alternativa al PD e al tentativo di fare della Toscana il laboratorio dell’Italia renziana. Riuscimmo a conquistare due seggi in consiglio regionale nonostante una legge elettorale che non stentiamo a definire antidemocratica. Abbiamo provato a cambiarla presentando in consiglio regionale una proposta di legge proporzionale ma centrodestra e centrosinistra l’hanno bocciata per meri calcoli elettorali che nulla hanno a che vedere con una vera rappresentanza democratica.

Attraverso i nostri due consiglieri in questi anni è stato possibile portare in regione importanti vertenze e rafforzare anche la nostra azione a livello comunale: Sì-Toscana a sinistra ha rappresentato uno spazio politico alternativo al centrodestra e al centrosinistra in un quadro politico locale, regionale e nazionale che, anche se Renzi non è più il padrone del PD, è gravemente peggiorato: gli spazi democratici sono sempre più a rischio e oggi andiamo verso un referendum che deve decidere se approvare un taglio significativo dei parlamentari che non produrrebbe risparmi per la cittadinanza ma solo una rappresentanza gravemente menomata e maggiore controllo da parte dei partiti maggiori, partiti che si distinguono in modo sempre più netto non tanto per la spinta a rappresentare gli interessi collettivi quanto gli interessi forti.
Sono processi iniziati ormai diverso tempo fa, e si sono manifestati già da tempo su scala locale, regionale e nazionale e, quindi, anche a Pisa.

Una città in comune è nata, lo diciamo sempre, come esperienza “eretica”, partendo dalla constatazione che Pisa non era un’isola felice. C’era un lento, ma inesorabile abbandono delle politiche sociali, culturali e ambientali da parte dell’Amministrazione PD, a cui si sommavano la crisi dell’occupazione, la precarietà del lavoro, la riduzione dei servizi che costituiva il frutto più amaro delle politiche di austerità introdotte in Europa e in Italia per salvare banche e speculazione finanziaria, che hanno prodotto e producono l’impoverimento di un numero sempre maggiore di cittadine e cittadini. Parlavamo di una politica amministrativa sempre più chiusa in sé stessa, stretta fra paranoie securitarie e la ricerca di alleanze con i poteri forti, sorda all’ascolto dei bisogni diffusi, della sofferenza, ma anche dei tanti fermenti economici, sociali e culturali, che cercavano di affacciarsi e di contribuire alla vita della nostra città.
Avevamo pensato che fosse necessario e urgente aprire un’alternativa di sinistra a questo sciagurato scenario politico. Per altri cinque anni il PD ha governato, trovando nella proposta politica della nostra coalizione di allora l’unica vera opposizione e proseguendo sulla propria linea preparando la città all’avvento della destra.

La nostra presenza in consiglio comunale ci ha comunque consentito di sapere di più e di capire meglio cosa accadeva a Pisa, di informare meglio la cittadinanza, di far valere la voce dei diritti contro quella delle clientele e di portare in consiglio la nostra visione e le nostre proposte alternative.
Vogliamo fare un esempio: abbiamo scoperto e denunciato noi un sistema di fideiussioni farlocche che alcuni “imprenditori” particolarmente in vista depositavano per coprire le loro speculazioni e rispetto alle quali il comune a guida PD non aveva esercitato i dovuti controlli. Da Bulgarella a Bottai, abbiamo scoperchiato degli scandali gravissimi, per i quali Pisa ha pagato e paga in modo salato.
Stefano Bottai era e resta oggi al centro di molte delle grandi operazioni speculative del nostro territorio: dal caso Ikea al Porto di Marina di Pisa, per citarne due che hanno segnato gravemente la vita della città a causa delle scelte dell’amministrazione di centrosinistra. Negli anni passati le fideiussioni farlocche che Bottai ha depositato in comune in qualità di amministratore delegato della Sviluppo Navicelli e della Boccadarno superavano i 5 milioni di euro. Non parliamo poi dell’anomalo fallimento della Sviluppo Navicelli a guida dello stesso Bottai in relazione al caso Ikea … Su nulla di tutto questo è mai stata fatta chiarezza. In compenso Bottai, quando ci ha querelato per le nostre denunce, ha subito una sonora sconfitta in tribunale.

Quest’uomo, che per anni è stato strettamente legato al PD e che è diventato, con una rapida scalata, vicepresidente di Toscana Aeroporti, è stato in questi giorni nominato dal sindaco leghista Conti come suo consulente economico.
Non si tratta di un caso, anzi, questo corrisponde esattamente a quanto abbiamo denunciato al momento della vittoria della Lega alle amministrative del 2018: l’intreccio di poteri economici e finanziari questa volta, a differenza del passato, ha scelto chiaramente la Lega e non il PD per tutelare i propri interessi e continuare così i propri affari e i relativi profitti.
La recente scelta del sindaco di Pisa è dettata proprio dal ruolo che Bottai oggi ricopre in una Toscana Aeroporti saldamente in mano a Corporacion America e va a suggellare il pieno sostegno e la subordinazione del Comune di Pisa e della Lega agli interessi privati legati al nuovo scalo fiorentino. Una commistione perversa in cui il bene comune della città non ha nessuna rilevanza. Ma in questo contesto è opportuno anche ricordare come, nonostante la pronuncia negativa del Consiglio di Stato, la Regione a guida PD insista a proporre l’ampliamento dell’aeroporto di Firenze. Noi siamo stati insieme ai movimenti della piana fiorentina nell’opposizione alla nuova pista di Firenze, partecipando anche alla battaglia legale e lavorando in consiglio comunale sempre con tutte le nostre forze perché il Comune di Pisa facesse una battaglia seria contro questo progetto: le nostre proposte sono state bocciate tanto dal centrosinistra come dal centrodestra e del resto la cosa non ci stupisce, visto che anche a livello regionale e nazionale l’intreccio dei poteri sulla questione vede muoversi insieme esponenti dell’uno come dell’altro schieramento.
A tutto questo la nostra proposta politica costituisce l’unica opposizione in città.

Ed è così anche quando ci opponiamo a proposte semplicemente irricevibili come quella per la ripresa dei lavori pubblici dopo l’emergenza Covid-19 avanzata da ANCI Toscana nella quale sono legittimate operazioni che impediscono la trasparenza e il controllo dei cittadini e delle cittadine sull’utilizzo delle risorse pubbliche in quanto nel direttivo di questa associazione siedono e lavorano all’unisono il nostro sindaco leghista e gli amministratori PD.

Una domanda che peraltro sorge spontanea è: se questi amministratori si preoccupano di deregolamentare il settore degli appalti per creare il rilancio economico, dove sono nel momento in cui occorre affrontare l’emergenza sociale causata dalla pandemia?
L’emergenza ha infatti fatto emergere ancora di più l’insostenibilità e l’ingiustizia del sistema neoliberista che, laddove è più forte, ha lasciato che gli effetti più gravi si scaricassero integralmente sui soggetti più deboli. Secondo noi ha rivelato fino in fondo, con una crudezza sinora mai vista, quanto oggi sia indispensabile cambiare rotta nelle scelte economiche, e nel campo delle politiche sociali. La scuola ha escluso i più poveri, sul lavoro i primi a pagare sono stati i più precari, le donne chiuse in casa con compagni violenti hanno subito senza poter avere la minima speranza di salvarsi, la cura è stata garantita meglio a chi aveva più mezzi economici. Sul piano ambientale, gli effetti della pandemia ci hanno fatto intuire quali sarebbero le capacità di ripresa dei sistemi naturali se facessimo scelte economiche alternative, con conseguenze positive anche per la nostra salute.

Più che mai, quindi, crediamo che la costruzione di una vera alternativa al neoliberismo sia il terreno di sfida per la sinistra. Più che mai, quindi, hanno senso le battaglie che abbiamo condotto contro il sistema predatorio delle multinazionali anche a livello locale: per fare un esempio, a Pisa per decenni ha lavorato una multinazionale del rame che non ha mai pagato del tutto le tasse che doveva al Comune, che ha inquinato incontrollata e che poi ha chiuso battenti e spostato le produzioni, dopo aver sfruttato lo sfruttabile sul territorio. E’ solo uno dei numerosi casi che fanno vedere l’interdipendenza di quanto avviene livello globale, nazionale, regionale e locale e che pongono la necessità e l’urgenza di una proposta proposta politica alternativa alle destre, al centrosinistra, al Movimento 5 Stelle.

Una sinistra che oggi ha davanti a sé anche, crediamo proprio a causa del neoliberismo che ha sconvolto il tessuto sociale, una destra particolarmente violenta e xenofoba senza freni che rischia di radicarsi nella cultura diffusa con contenuti palesemente fascisti. E che cerca di costruire attraverso questo una saldatura tra gli interessi forti di cui cerca di farsi interprete e la popolazione che quegli interessi subisce venendo depauperata dei propri diritti. Se la Lega è oggi la più forte espressione di questa destra, non possiamo dimenticare Fratelli d’Italia che vediamo crescere sistematicamente nei sondaggi.

E’ necessario, per riuscire ad invertire queste dinamiche, partire anche dalla consapevolezza dell’insufficienza delle singole forze che fanno parte della sinistra e dalla assoluta necessità di essere credibili.

La credibilità si guadagna quando ci sono alcuni chiari pilastri alla base della propria azione: innanzitutto deve essere tenuto lo spazio di una dimensione conflittuale senza il quale non è possibile mantenere la coerenza della proposta politica. Per fare un esempio, la sinistra a cui pensiamo non può in alcuno modo accettare l’attuazione di politiche discriminatorie cedendo al ricatto di chi sta al governo. Non è pensabile accettare che sul diritto alla casa, riconosciuto dall’ONU e dalla Costituzione come uno dei diritti fondamentali della persona, si possano definire cittadinanze di serie A e di serie B. O meglio: cittadinanze e non-cittadinanze. Noi a Pisa abbiamo affrontato le elezioni del 2018 ponendo al centro della nostra proposta politica i diritti: non ci sembra che quando si parla di questo si possa accettare che ci sia qualcuno/a che ha più diritti di altri/e. Non ci sembra, a meno di non venire meno al nostro ruolo. Al contrario, noi dobbiamo far venire allo scoperto chi finge di essere di sinistra e invece cavalca posizioni razziste. La legge regionale sulla casa, discriminando tra le persone, tradisce il suo stesso scopo: il PD e chi governa col PD porta la responsabilità di questo.
Inoltre, per essere credibili, è necessario essere trasparenti: non sono accettabili logiche di tavoli e tavolini a cui partecipano pochi che sanno le cose e si mettono d’accordo tra loro, ognuno curando l’interesse del proprio gruppo anziché occuparsi davvero dei diritti che magari sostiene di voler difendere. Non esiste, deve essere chiaro, la possibilità di costruire una nostra forte rappresentanza se pensiamo prima di tutto a far sì che il nostro gruppo sia egemone sugli altri con cui stiamo lavorando: proprio in questo è necessario avere la piena consapevolezza della propria insufficienza, per mettersi davvero a servizio di un progetto di lungo respiro e lunga durata. Ma se si lavora attraverso dinamiche di tipo pattizio non si favorisce né questa presa di coscienza né tanto meno la trasparenza. E chi si trova a partecipare che interesse può avere a far parte di percorsi che non gli sono chiari? Per noi è stato fondamentale a Pisa lavorare con tutte le persone che venivano a dire la loro in tutti i momenti pubblici di confronto, ed è stato fondamentale lavorare solo attraverso questo tipo di momenti, gli unici attraverso cui è stata costruita la nostra proposta politica.
Non si tratta solo di una questione di metodo ma anche di una questione di contenuto: la trasparenza e la partecipazione sono due cose che chiediamo con forza e dobbiamo essere noi per primi e per prime a garantirle. La rottura con le logiche pattizie è l’unica strada percorribile.
Senza contare che la partecipazione è la prima forza di chi decide di sviluppare una proposta di sinistra alternativa al neoliberismo: non abbiamo soldi e abbiamo bisogno delle idee, delle energie e della disponibilità delle persone, grazie alle quali possiamo costruire la nostra forza nella società, grazie alle quali possiamo stare nella società.
E’ solo in questo modo che possiamo pensare di stare nelle istituzioni, che non possono essere un punto di arrivo, ma devono servire ad aprire il palazzo per costruire cittadinanza. Altrimenti, il senso del lavoro nelle istituzioni si perde e non si riesce più né ad essere credibili, né tanto meno ad essere in contatto con chi vogliamo rappresentare: senza il fuori, non esiste un dentro.
Contenuti e modi devono andare di pari passo.

Oggi, in un contesto politico difficilissimo anche a causa delle restrizioni ai processi democratici causate dalla pandemia, alle elezioni regionali abbiamo nella lista Toscana a sinistra il nostro riferimento: frutto del lavoro svolto in questi anni, oggi Toscana a sinistra non è solo un soggetto politico che si presenta in alternativa alle destre e al centrosinistra, ma anche alle politiche del Movimento 5 stelle che, alla prova del governo, ha tradito molte istanza del suo elettorato accentuando contestualmente propri elementi costitutivi che si avvicinano pericolosamente ai contenuti della Lega.
Citiamo il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza, che nemmeno il PD sta oggi mettendo in discussione. Citiamo la sottoscrizione dei nuovi accordi con la Libia, che conferma che l’attività di veri e propri lager destinati ai migranti non sono un problema per la destra, per il centro sinistra e per il Movimento 5 stelle.

Crediamo ancora che sia più che mai necessario costruire uno spazio politico di sinistra alternativo a questo. Crediamo che serva a tutti i livelli. Toscana a sinistra, alle elezioni regionali del 2020 rappresenta questa possibilità. Una città in comune dunque parteciperà alla campagna elettorale schierandosi con questa lista.

Una città in comune

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