L’anno scorso in questo periodo veniva emanata dal sindaco Filippeschi, insieme con i primi cittadini di San Giuliano e Vecchiano, l’ordinanza anti-prostituzione. Un provvedimento a nostro giudizio anticostituzionale, che esprimeva solamente la volontà di “ripulire” le strade, visto l’arrivo della stagione turistica e balneare, senza in alcun modo affrontare seriamente il fenomeno.
Una decisione scellerata che, pur sanzionando sia sex workers sia clienti, si è rivelata per quello che è: l’ennesima vessazione ai danni della parte più debole dell’universo della prostituzione, le persone cadute nella tratta internazionale di esseri umani ai fini dello sfruttamento sessuale.
È noto a tutti infatti che provvedimenti di questo tipo non cancellano la prostituzione ma la spostano soltanto, spesso verso luoghi più nascosti e isolati in cui chi si prostituisce cade più facilmente in balia dei clienti peggiori, quelli che esercitano estorsioni o violenze.
Da parte nostra ribadiamo che reprimere è inutile, costoso e ingiusto, e che la vera sicurezza risiede nell’inclusione e nei percorsi sociali.
La scorsa estate il movimento cittadino “Pisa Indecorosa” si attivò insieme ad un ampio schieramento di associazioni e forze politiche per far ritirare l’ordinanza, cercando di promuovere una discussione che portasse a una gestione quotidiana e duratura del fenomeno, cui l’amministrazione di Pisa è rimasta completamente sorda.
La domanda che oggi facciamo è: che cosa accadrà quest’anno? Anche se l’ordinanza venisse modificata confermerebbe in ogni caso l’ipocrisia che la genera: compiere operazioni di facciata nella consapevolezza di non risolvere i problemi legati alla prostituzione. Le amministrazioni locali dovrebbero cercare invece di avviare un percorso diverso, in cui possano operare le cooperative sociali e le associazioni che da molti anni lavorano a stretto contatto con i soggetti reali. Sono infatti gli interventi mirati e continuativi messi in atto da operatori autorevoli, la creazione di rapporti di fiducia e l’offerta di vie di uscita alternative che possono sostenere chi vuole uscire dal mercato del sesso.
A ciò si aggiunga che un’eventuale reiterazione dell’ordinanza qualificherebbe in negativo l’amministrazione pisana anche rispetto alle politiche espresse dal PD nazionale, che vede la senatrice Maria Spilabotte impegnata nella redazione di una proposta di legge sulla prostituzione la quale – come affermato dalla stessa senatrice su «Il Tempo» – cerchi di «superare un tabù e decidere di governare il fenomeno». A differenza della logica affermata dalla giunta comunale pisana, per Spilabotte la priorità è costituita da un intervento legislativo impostato su «una divisione netta tra prostituzione volontaria, che rientra nella sfera della libera e piena disponibilità del proprio corpo, e prostituzione coatta, dietro la quale ci sono le organizzazioni internazionali dedite alla tratta delle donne, specie minori, i cartelli mafiosi, il malaffare».
Ci auguriamo perciò che non si ricorra ancora una volta a questo strumento sbagliato che si preoccupa solo del fastidio che la vista dei corpi in vendita suscita nei benpensanti e non della sofferenza che molti di quei corpi nascondono sotto i sorrisi forzati.
una città in comune