Assistenti sociali: anni di sfruttamento e ora manca ancora personale

Con piacere prendiamo atto dell’inedito entusiasmo bipartisan del sindaco Conti e del Presidente della società della salute per l’internalizzazione del servizio sociale territoriale, con l’assunzione di 16 assistenti sociali destinate a sostituire le loro colleghe della Coop Agape.

Finalmente, dopo venticinque anni di illecita interposizione di manodopera si è interrotto il peana di glorificazione delle esternalizzazioni.

Bene: i meriti però non sono dei nostri politici locali. Il servizio sociale professionale è il primo dei livelli essenziali di assistenza e, secondo la normativa, deve essere di gestione diretta della Sds: il fatto che per 25 anni nella Asl pisana sia stato fornito da una cooperativa, è uno scandalo che ha destato clamore su tutta la Toscana . Il Consiglio Regionale se ne è occupato dal 2019, quando ha approvato un ordine del giorno presentato gruppo consigliare di Sì Toscana a sinistra che ordinava l’internalizzazione del servizio.

La stessa battaglia l’abbiamo portata avanti a livello locale nonostante le bocciature dei partiti che ora se ne intestano i meriti. Ora abbiamo 16 assenti sociali ma sia la Società della Salute che il Comune sanno perfettamente che questo non basta: è obbligatorio che di assistenti sociali se ne assumano altri/e 13, e tutto questo entro il 2022!

Solo in questo modo si potrà ottenere il raggiungimento del parametro di un assistente sociale ogni 5000 abitanti, che dà diritto a un rimborso dello stato di ben 40.000 euro ad operatore alla Società della Salute .

In sintesi, abbiamo fatto meno della sufficienza, e se non finiamo, perdiamo 500.000 euro. Consigliamo caldamente di evitare proclami prima di completare l’opera; ci pare un vizio che il presidente della Sds continua ad avere e a manifestare. Come può rilanciare e promettere coprogettazione coprogrammazione e partecipazione se si è appena privato di tre operatori ritirati dal comune, esperti proprio di questo processi? Per fare la programmazione partecipata ci vuole esperienza, competenza e tempo. Ci vogliono operatrici ed operatori che lo sappiano fare: non si improvvisa a meno che non si voglia fare solo propaganda. La partecipazione è una cosa seria e complessa e in questi anni ne abbiamo vista davvero poca.

Una città in comune
Rifondazione Comunista

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