Aumenti TARI e gestione dei rifiuti: la destra dell’ambiente ci riporta indietro di vent’anni

Pensavamo di averle viste tutte, con tagli delle alberature e parcheggi al posto di prati, ma al peggio non c’è mai fine e puntualmente siamo smentiti dalla realtà: la destra e la sua battaglia contro l’ambiente riporterà Pisa nel secolo scorso, prima del Decreto Ronchi che dal 1997 ha cambiato la normativa sui rifiuti facendo finalmente progredire il nostro paese sulla raccolta differenziata.

Sperando di ottenere qualche vantaggio in termini di costi si vuole abbandonare definitivamente la raccolta porta a porta, sostituendola con l’installazione di nuove postazioni di cassonetti in città. Una strategia fallimentare che viene da lontano. Complice il fatto che nella nostra città l’assessorato all’ambiente è sempre stato vissuto come una grana e non è mai stato affidato a qualcuno di competente in materia, non abbiamo mai avuto una vera strategia per i rifiuti. Dalla produzione alla raccolta e per finire allo smaltimento si è viaggiato a vista, senza preparare un futuro davvero diverso. A timidi passi in avanti sono sempre seguiti passi indietro, con le giunte di centrosinistra prima e quelle di destra ora.

E i numeri sono impietosi: una raccolta differenziata a percentuali assolutamente insufficienti (65%) e un conseguente costo del servizio, e quindi della tariffa della TARI, schizzato al livello più alto d’Italia. Ricordiamo che il costo del servizio di raccolta è solo una delle voci che determinano il costo complessivo; una parte fondamentale la giocano i costi di smaltimento che dipendono dalla quantità e dalla qualità del rifiuto. Quindi risparmiare sulla raccolta è un vantaggio del tutto effimero.

Le questioni ambientali sono questioni serie, riguardano il nostro futuro e la sostenibilità dei nostri stili di vita e richiedono la capacità di gestire sistemi complessi. Basta agli improvvisati incompetenti, è necessario prendere esempio dai migliori casi già realizzati e saperli adattare alla nostra realtà. Ma ancor prima è una questione di scelte politiche: questa amministrazione, ormai l’abbiamo capito, ritiene l’emergenza ambientale una questione ideologica inventata dalla sinistra, ignorando la realtà. Peccato che poi i costi delle scelte sbagliate nella gestione della mobilità, del verde e dei rifiuti si scaricano sui cittadini e sulle cittadine con una riduzione della qualità della vita e un livello di tariffe senza precedenti.

I dati lo dicono chiaramente, basterebbe studiarli: la procedura più efficace si è rivelata quella del porta a porta, investendo sulla qualità e sulle tutele per i lavoratori e le lavoratrici che lo svolgono, con tariffazione puntuale (si paga in base a quanti e quali rifiuti si producono) insieme con una vera e propria strategia per i rifiuti zero: dai percorsi di educazione ambientale nelle scuole, all’economia circolare più avanzata.

Noi lo diciamo da sempre ma chi ci amministra preferisce soluzioni più semplici e sbrigative: e i risultati (drammatici) si vedono. Amministrare non vuol dire fare la cosa più facile ma anzi dotare la città di soluzioni ambiziose, sfruttando anche le grandi conoscenze presenti.

Rilanciamo la necessità di un vero e proprio un piano cittadino per l’economia circolare per diminuire la produzione di rifiuti alla fonte, il consumo di materiali, di cibo e di acqua e attuare la strategia “rifiuti zero”, che contenga le seguenti misure che porteranno, oltre ai benefici ambientali, ad abbassare i costi di smaltimento:

1) Monitorare e migliorare il sistema di raccolta porta a porta, per migliorare la qualità del rifiuto che si può recuperare e diminuire il rifiuto indifferenziato;

2) Introdurre la tariffazione puntuale dei rifiuti: chi inquina di più paga di più;

3) incentivare il compostaggio domestico, quantificare il rifiuto prodotto pro capite, dare incentivi sulla TARI per chi riduce la produzione di rifiuti;

4) Agire per ridurre il costo della TARI, soprattutto per le categorie economicamente più deboli e per le attività non commerciali come le associazioni no-profit;

5) Elaborare e attuare un piano cittadino contro lo spreco alimentare, inserito nel Piano del cibo locale, coinvolgendo soggetti privati (es. ristorazione, la distribuzione al dettaglio e Grande Distribuzione) e pubblici (es. mense scolastiche; Azienda ospedaliera pisana; mense DSU, CNR, Sant’Anna e Normale);

6) Realizzare programmi di formazione nelle scuole sulla riduzione della produzione di rifiuti;

7) Fare accordi con altri grandi enti, con gli operatori economici (in particolare commercio, ristorazione, alberghi) e con la grande distribuzione per migliorare la raccolta differenziata e per incentivare la vendita dei prodotti sfusi.

Solo una politica coordinata e mirata a livello cittadino, che coinvolga tutti i grandi produttori di rifiuti, che miri alla riduzione alla fonte dei rifiuti e che migliori e renda uniforme la gestione della raccolta differenziata può portare Pisa ad essere finalmente una città virtuosa.

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