Battaglia El Alamein: perché non vogliamo l’esercito a scuola

Fra pochi giorni, alla fine dell’ ottobre del 2022, ricorre l’80° anniversario della battaglia di El Alamein. Una battaglia combattuta nel 1942 in Egitto da reparti degli eserciti della Germania nazista e dell’Italia fascista contro forze inglesi, e vinta – fortunatamente- da queste ultime.

La brigata Folgore celebra ogni anno la ricorrenza di questa battaglia. La celebra definendola “uno dei momenti più epici della storia dell’Esercito”, ricordando in modo compiaciuto che anche i nemici riconobbero che “La Folgore è caduta con le armi in pugno” e evidenziando “come i paracadutisti di oggi siano animati dagli stessi ideali che mossero i ragazzi della Folgore di allora” ( il virgolettato è tratto dal sito www.esercito.difesa.it, comunicato per le celebrazioni dell’anno 2019).

Anche quest’anno la Folgore celebrerà l’anniversario di El Alamein. E per l’occasione propone agli allievi delle scuole pisane un’”attività di scambio culturale” tra studenti e paracadutisti che prevede una conferenza storica svolta dalla Folgore nelle scuole e un “Open day” per gli studenti presso la caserma Gamerra. L’iniziativa, recita la lettera di invito, permetterà agli studenti di “essere resi partecipi di valori fondamentali […] quali l’attaccamento al dovere, lo spirito di sacrificio, il senso di appartenenza […] che permettono ai militari di anteporre sempre l’interesse dell’Istituzione.“

Sull’opportunità di questa iniziativa si può cominciare a ragionare proprio esaminando il comunicato sulle celebrazioni riportato sopra. Non una parola sul fatto che i reparti della Folgore di allora furono portati in guerra a uccidere e farsi uccidere per difendere i regimi fascisti e nazisti che stavano procedendo al genocidio del popolo ebraico. Non una parola sul fatto che quella una guerra di invasione e di sopraffazione di popoli sovrani e indipendenti.. Non è quindi in alcun modo opportuni che gli estensori di un comunicato simile vadano a svolgere “conferenze storiche” nelle scuole ( lasciando da parte il fatto che nelle scuole insegna già storia chi ha i titoli per farlo).

Gli obiettivi della scuola e della formazione militare non coincidono. Gli insegnanti delle scuole pubbliche hanno il dovere – come sottolineato in tutte le loro direttive- di stimolare nello studente lo spirito critico e di fornirgli gli strumenti culturali per una comprensione approfondita e autonoma della realtà. Non si può ammettere che le Forze Armate celebrino acriticamente e in nome di un astratto spirito di sacrificio una battaglia che è stata tutta dalla parte sbagliata. E suona particolarmente stonato in questi mesi, in cui – con ragione – si chiede ai soldati russi di disertare per non partecipare a una guerra di invasione.

Le studentesse e gli studenti potrebbero cogliere l’occasione per una riflessione critica sul periodo tragico che stiamo vivendo: con l’ombra della guerra e della minaccia atomica che si stendono sull’Europa non è il momento di sterili retoriche sull’eroismo, ma della ricerca di urgenti strade di pace.

Una città in comune

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