Buscemi nel grande teatro della politica. «Salvini l’interprete delle istanze di sinistra»

giovedì
28 giugno 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
III

L’INTERVISTA

L’attore e direttore artistico a Cascina fino al 31 maggio scorso pronto a fare il suo ingresso in consiglio comunale

Cristiano Marcacci / PISA

Il prossimo spettacolo di Andrea Buscemi? Il titolo c’è già, e ci sono anche gli attori protagonisti a cui offrire un palco. Si chiama “La rivoluzione di giugno” e ad esibirsi saranno Matteo Salvini, Edoardo Ziello e Susanna Ceccardi. Stiamo scherzando ovviamente, e Buscemi, pronto a fare il suo ingresso in consiglio comunale in quota Lega Nord, sta volentieri allo scherzo. E rende onore agli avversari, perché sul palcoscenico ci vorrebbe pure Andrea Serfogli, il candidato sindaco sconfitto del centrosinistra. «Se lo meriterebbe – afferma l’artista – perché ha lottato come un leone. Ha fatto veramente tutto il possibile, ma Conti, con quegli atteggiamenti da bravo ragazzo e le grandi doti di dedizione e disponibilità, e la Lega erano degli avversari imbattibili». Su una delle comode poltrone del suo salotto Buscemi si sta godendo la sua nuova identità. Stavolta, non ha un copione da recitare, ma da teatrante qual è sta comunque entrando benissimo nella parte di politico e di amministratore.

Buscemi, come mai è diventato leghista?
«Perché ho avuto la piena consapevolezza del fatto che l’Italia sta andando a rotoli, e con essa anche e soprattutto quelle città, come Pisa, che dovrebbero rilanciare la cultura e che invece sono cadute preda di disagio e imbarbarimento. La sinistra non ha saputo “leggere” e interpretare tutto questo. Si è chiusa dentro se stessa e la Lega è diventata l’unica forza prorompente, capace, paradossalmente, di dare all’elettorato le risposte che si aspettava arrivassero da sinistra. Insomma, la nostra è stata una vittoria del popolo contro le élite rosse».

Per lei la schiacciante vittoria di Conti è stata una

«Assolutamente no. Eravamo certi di vincere. Il popolo era talmente sfiduciato e annichilito che sarebbe stato diabolico perseverare. E poi l’alternanza è il sale della democrazia, dopo decenni di sinistra finalmente un po’ di centrodestra. Dopo la vittoria di due anni fa a Cascina, era come se un esercito si fosse accampato alle porte della città in attesa del via libera perla conquista. Il nostro successo era nell’aria, si avvertiva nitidamente».

Pensa che sia concreto il rischio di una “cascinizzazione” di Pisa?
«Si tratta di una lettura strumentale di quanto accaduto. Ovviamente, anch’io auspico che ci sia una più ampia e stretta collaborazione tra Pisa e Cascina, i due comuni più grandi della provincia. Finora non è avvenuto, ma mi sembrerebbe fisiologico accadesse. Conti non è nelle mani di nessuno, lo conoscerete meglio, ha una personalità che s’impone. Ceccardi e Ziello potranno essere d’aiuto sicuramente: la prima con quell’eccezionale carisma che la contraddistingue, il secondo con una spiccata abilità organizzativa nonostante la giovane età. Tutti insieme finiremo il lavoro nel 2019, con gli altri comuni della provincia».

Si parla di lei quale prossimo assessore alla cultura? Le risulta?
«Sono a disposizione, ma non ho alcuna velleità. Sono stato votato per fare il consigliere comunale. Si tratta comunque di un assessorato delicato, perché la cultura aiuta a crescere una città».

Il fatto di essersi schierato politicamente non la spaventa? Non ritiene le possa nuocere sotto il profilo professionale?
«A livello professionale sono sempre stato un battitore libero. La sinistra non mi ha mai concesso nulla, soprattutto a Pisa. Anzi, forse proprio perché non ero considerato di sinistra ho visto passarmi avanti colleghi opinabili».

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