Camp Darby: no al collaborazionismo del Comune al potenziamento della base. Disarmo e disobbedienza contro le macchine belliche

In queste settimane si moltiplicano gli annunci, da parte dei vertici statunitensi, dell’avvio dei lavori per il potenziamento della base di Camp Darby. Un intervento da 45 milioni di dollari, per un nuovo tronco ferroviario finalizzato a trasportare armi e munizioni tra Camp Darby e la stazione di Tombolo, insieme alla realizzazione di un ponte girevole sul canale dei Navicelli e al potenziamento del molo “Tombolo Dock”.

Lo scopo è potenziare il collegamento della base con il porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa per trasportare le armi americane nei teatri di guerra. Un’opera che comporta l’abbattimento di 1000 alberi nel parco naturale, che interessa direttamente un’area di circa 7 ettari e che avrà un coefficiente di “disturbo” su circa 36 ettari, tanto che, è bene ricordarlo, la valutazione di incidenza ambientale da parte del Parco di San Rossore è stata negativa.

In questi giorni, da parte della giunta Conti e del presidente della Navicelli srl, il leghista Pisano, arrivano parole di giubilo per questo rapporto con gli americani, tanto che si parla di positive sinergie. Queste affermazioni non solo non ci rappresentano in alcun modo ma sono la peggiore espressione della retorica militarista.

Il Comune di Pisa e tutti gli enti coinvolti non dovrebbero collaborare in alcun modo a questa operazione ma, al contrario, opporsi con tutte le loro forze ad un progetto che serve solo a potenziare un imponente strumento di morte nel nostro territorio, da cui partono bombe, missili, e armi che spesso uccidono la popolazione civile in nome degli interessi geopolitici americani.

Diciamo imponente non per caso: Camp Darby è uno dei cinque siti che l’Esercito Usa ha nel mondo per lo «stoccaggio preposizionato» di armamenti (contenente milioni di missili e proiettili, migliaia di carri armati e veicoli corazzati). Da qui tali armamenti vengono inviati alle forze Usa in Europa, Medioriente e Africa, con grandi navi da guerra e aerei cargo. L’unica cosa da fare è chiudere questa base e opporsi al transito di armi sul nostro territorio, così come stanno facendo i portuali in tante città italiane a partire da quella di Livorno.

La battaglia dei portuali è la nostra: non una persona, non un soldo per la guerra, rilanciando a livello nazionale e globale una grande campagna per il disarmo e il taglio alle spese militari.

Noi ci opporremo in tutti modi alla realizzazione del potenziamento di Camp Darby, costruendo già nelle prossime settimane iniziative di mobilitazione.

Una città in comune

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