Campi rom, Rebeldia: “Unica politica lo sgombero, la soluzione più semplice”

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Ancora una volta, la politica del Comune sui rom assume un solo e unico volto: quello degli sgomberi. Come noto, l’insediamento della Bigattiera non è abusivo, ma vivono in condizioni “disumane” circa 120 persone, nella maggior parte dei casi presenti a Pisa e dintorni da decenni, di cui oltre la metà sono bambini, prive dei più elementari servizi. Luce e acqua sono state tagliate da più di due anni ed inoltre il servizio scuolabus – dopo molte polemiche – non è stato ancora attivato, ma per il quale sono stati sanziati dei fondi di cui on sappiamo l’altra eventuale destinazione. Ci risiamo, dunque: l’amministrazione comunale ripropone la consueta strada degli anni passati. Nel frattempo, il mondo intorno a noi è cambiato. L’Italia si è dotata di un programma nazionale denominato “Strategia di Inclusione”, che chiede di interrompere la spirale perversa degli sgomberi, e di avviare progetti di inserimento abitativo. La Regione Toscana ha creato tavoli di lavoro con gli enti locali per trovare soluzioni abitative e per scongiurare gli sgomberi forzati. Vi sono fondi europei stanziati per progetti validi e innovativi, e già alcune città toscane hanno avuto accesso a questi fondi. Il Comune di Pisa non ha presentato alcun progetto ed è oggi il fanalino di coda delle politiche sociali sui rom, sia a livello regionale che nazionale. Una mozione del Consiglio Comunale obbligava il Sindaco a ripristinare l’erogazione della luce elettrica e dell’acqua corrente, e a garantire il trasporto scolastico dei bambini. Oggi, dopo più di un anno e mezzo, nulla si è mosso, e quella comunità continua ad essere priva dei servizi essenziali. Pisa rimane ancora tra le città dove più frequentemente sono violati i diritti dell’infanzia rom. Non è proprio un bel biglietto da visita per un Sindaco che più volte si è definito “amico dell’infanzia”. Ancora una volta, ci troviamo a proporre la soluzione più “semplice”. Si revochi l’ordinanza di sgombero, e si apra un tavolo di lavoro con le famiglie interessate, con la Regione e con le associazioni, per trovare soluzioni condivise e rispettose dei diritti fondamentali. E’ davvero così difficile farlo? Progetto Rebeldia

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