Case popolari: dalla nostra inchiesta situazione insostenibile. Le case ci sono, è ora di darle. Le nostre proposte

In questi settimane abbiamo portato avanti una inchiesta, tramite un questionario rivolto agli inquilini delle case popolari, alla luce delle tantissime segnalazioni e criticità che da anni quotidianamente riceviamo sia sul fronte delle manutenzioni sia sulle mancate risposte di Apes e Comune alle richieste di intervento.

La domanda che emerge è: Le case popolari sono case del Comune o sono case di nessuno?

Lo stato degli immobili pubblici è pessimo, non vengono effettuate manutenzioni né ordinarie né straordinarie, gli assegnatari vivono in alloggi insalubri, non riescono a comunicare con APES, denunciano la presenza di alloggi pubblici vuoti e abbandonati in tutti i quartieri e in moltissimi edifici.

E’ questo il quadro che emerge dalle tante risposte raccolte dal Cep a Cisanello, da Gagno ai Passi fino a Sant’Ermete. La muffa è una delle piaghe nelle case popolari con tutto ciò che questo comporta per la salute di chi vi abita, che spesso a proprie spese interviene sostituendosi a quelli che sono i doveri ed obblighi di Apes.

Al contrario di quanto avvenuto prima con il centosinistra e oggi con il centrodestra i è il primo dovere dell’amministrazione Comunale rispetto alla questione abitativa è l’efficiente gestione del patrimonio immobiliare pubblico.

In tutti questi anni, infatti, APES e Comune giocano ad un eterno rimpallo delle responsabilità che, invece, coinvolgono entrambi anche e soprattutto perché il Comune ha il dovere di controllare l’operato di APES.

La Giunta Conti, in particolare, ha responsabilità enormi rispetto alla questione case popolari ed alloggi di emergenza. B asti considerare che il bando per le case popolari pubblicato nel 2020 è stato ritirato perché incostituzionale e il successivo è stato pubblicato solo nel maggio 2022 con la previsione che la graduatoria provvisoria sarebbe uscita entro il 19 dicembre 2022. Ad oggi, ancora niente: un ritardo di oltre quattro mesi (sommato a quello precedente nell’emissione del nuovo bando) è inammissibile per chi governa la città definita “capitale italiana degli sfratti”.

Abbiamo diffuso un questionario per interloquire direttamente con chi oggi è lasciato solo, abbiamo preso atto, ancora una volta, di quelle che sono le difficoltà quotidiane che vive chi abita nelle case popolari.

La nostra proposta è chiara e riguarda interventi radicali di modifica sia della gestione del patrimonio pubblico sia del mercato dell’edilizia privata.

Faremo un immediato censimento del patrimonio ERP, programmeremo le ristrutturazioni necessarie per assegnare tutti gli alloggi vuoti, privilegiando l’autorecupero.

Le case popolari in molti casi oggi sono in condizioni pietose, sono insalubri, e presentano gravi rischi di inabitabilità: ciononostante gli affittuari sono costretti a pagare canoni pieni e in caso di mancato adempimento, senza alcuna valutazione sulle condizioni dell’immobile sono tratti come “morosi colpevoli”. La modifica del regolamento approvato da Apes sul recupero delle morosità è una nostra priorità, rimodulando al contempo i canoni Erp

Oltre alla programmazione delle manutenzioni straordinarie, sarà effettuato un controllo sulle manutenzioni ordinarie, per cui comunque verranno stanziati fondi. Queste ultime saranno efficientate mediante l’ istituzione di canali comunicativi efficaci tra chi vive nelle case popolari, il comune ed Apes.

Inoltre, istituiremo una pratica di interrogazioni periodiche e pubbliche, promosse anche dai cittadini e dalle cittadine sull’operato e gli interventi di APES, con report bimestrali alla cittadinanza.

In buona sostanza, il Comune deve esercitare un controllo costante e intervenire sulle eventuali inefficienze di chi è demandato alla gestione dell’edilizia residenziale pubblica, cominciando dall’ascoltare le segnalazioni di chi nelle case popolari ci vive e prova in tutti i modi a comunicare che cadono a pezzi, che in molti casi sono abbandonate.

Dovranno essere aumentati gli alloggi destinati all’emergenza abitativa e dovrà essere valorizzata la commissione per il disagio abitativo (con periodica riunione di un tavolo tra Prefettura, Comune, Servizi Sociali e associazioni di categoria per la gestione di ogni caso emergenziale).

Oggi nella nostra città il diritto all’abitare per centinaia di famiglie non è garantito. Di questo parleremo all’incontro pubblico che abbiamo promosso per sabato 22 aprile alle ore 18 nella piazza del quartiere di Sant’Ermete per illustrare le proposte sulla questione abitativa contenute nel nostro programma

Una città in comune

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