Case popolari: Rossi con Nardella, Salvini fa ironia

sabato
5 maggio 2018
Testata:
CORRIERE FIORENTINO
Pagina:
1-2

Il caso graduatorie e gli stranieri

Il presidente della Regione Rossi apre a Nardella sulla revisione dei criteri per le case popolari: «La toscanità è un tema giusto». Salvini: «Ora il Pd copia la Lega».

Case popolari, Rossi con Nardella «Bene il tema della toscanità»

La Regione apre alla revisione deipunteggi. «E strumenti ai sindaci contro l’effetto banlieue»

La proposta di Dario Nardella per agevolare l’accesso degli italiani alle case popolari continua a far discutere. Il sindaco di Firenze ha lanciato l’idea di alzare da 5 a 8 gli anni di residenza in Toscana come requisito per poter accedere alle graduatorie. E se il governatore Enrico Rossi esclude questa specifica possibilità ma apre comunque a Nardella per migliorare assieme la legge regionale in vigore, il leader leghista Matteo Salvini elogia il sindaco con una punta di sarcasmo: «Meglio tardi che mai, anche il Pd dà ragione alla Lega: prima gli italiani!», scrive sul suo profilo Facebook. Sulla stessa linea Giorgia Meloni (FdI), che spiega che «Nardella adotta a Firenze il modello Fratelli d’Italia: ha capito che è meglio essere la fotocopia di chi fa gli interessi dei cittadini che quella di Renzi che fa solo gli interessi suoi». Da Potere al Popolo e da LeU arrivano scontate critiche alla proposta del sindaco, mentre il governatore Rossi ironizza in modo bipartisan: «Non so se questo dispiaccia più a Salvini o alla sinistra sinistra, ma i cinque anni di residenza richiesti dalla Toscana sono il massimo in Italia, gli stessi previsti in Regioni amministrate dalla destra come la Lombardia e il Veneto…».

Il presidente della Regione esclude che quella soglia possa essere alzata: «Chi in passato ha provato a superarla, come la Val d’Aosta con 8 e il Friuli con 7, si è visto bocciare il provvedimento dalla Consulta, in base all’articolo 3 della Costituzione, quello scritto da Togliatti, ma anche da La Pira, Lelio Basso e Aldo Moro. Paradossalmente se tentassimo di alzare l’asticella rischieremmo di essere rimandati a zero». La legge regionale del 2015, voluta dall’allora assessore alla casa Stefania Saccardi, fu la prima ad introdurre in Toscana il requisito dei 5 anni di residenza; fino ad allora non esisteva questo parametro.

Ma Rossi non chiude affatto al sindaco di Firenze, anzi: «Su questo tema la discussione è utile e importante, Nardella ha fatto bene a porre l’argomento della toscanità». «Se non possiamo toccare i criteri d’accesso alle graduatorie spiega l’assessore regionale alla casa Vincenzo Ceccarelli possiamo invece cambiare i criteri dei punteggi, aumentando i bonus a chi risiede qui da più di dieci anni o è da tanto tempo in graduatoria». Rossi si dice anche pronto «a rafforzare gli strumenti in mano ai sindaci per combattere l’effetto banlieue, per mischiare le etnie in modo da evitare il rischio della formazione di ghetti».

Il governatore punta invece l’indice contro i governi nazionali: da quando Berlusconi nel 2010 chiuse i rubinetti spiega i finanziamenti statali alla costruzione di nuove case popolari sono tornati solo nel 2017, grazie a un provvedimento del governo Renzi: «Il problema non è “prima gli italiani o no”, il problema è la politica italiana dice ancora Rossi Altri Paesi europei investono quattro volte più noi sulle case popolari».

Il sindaco leghista di Cascina, Susanna Ceccardi, rivendica che «il Pd fa proposte, la Lega fatti, perché grazie ai nostri controlli sullo stato patrimoniale degli stranieri, siamo riusciti a far decadere dall’assegnazione molti non aventi diritto»; le risponde a distanza Stefania Saccardi: «Ceccardi non ha inventato nulla. L’obbligo di dimostrare di non avere proprietà all’estero per poter accedere alle graduatorie delle case popolari è scritto nella mia legge regionale del 2015. E se così non fosse, lei non potrebbe fare un bel niente». Da destra, il deputato Giovanni Donzelli (FdI) accusa Nardella di essere «ipocrita perché finora ha permesso che gli immigrati occupassero i posti dei fiorentini». Da sinistra, la consigliera regionale Serena Spinelli (LeU) spiega che la proposta Nardella «non affronta il problema, servono risorse nazionali», mentre per Potere al Popolo «Nardella supera a destra Meloni e Salvini».

Da parte sua, il sindaco di Firenze, parlando a Radio24, risponde a Salvini: «La differenza tra lui, che non ha mai fatto il sindaco e non ha mai amministrato né un quartiere né un Comune, e me, è che io sto insieme ai cittadini e guardo gli aspetti di buonsenso e pragmatici. Salvini fa solo ideologia». E su chi invece lo accusa di essere di destra? «E un problema suo, io non faccio campagna elettorale».

Giulio Gori

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