Caso rom, Salvini insiste. «Preoccupazione» dell’Ocse

giovedì
21 giugno 2018
Testata:
AVVENIRE
Pagina:
7

ALESSIA GUERRIERI

Lui si difende dicendo che molti Comuni (anche di centrosinistra) stanno chiedendo al ministero di partire con il censimento, ma la polemica attorno alle parole (in parte ammorbidite) di Matteo Salvini su una possibile schedatura dei rom in Italia non accenna a diminuire. Anzi. E diventa anche il tema della manifestazione pubblica contro il razzismo e in difesa della democrazia che il 27 giugno, in piazza Ognissanti a Firenze, il sindaco Dario Nardella e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi stanno organizzando. In realtà il capo del Viminale, dopo una prima uscita in cui aveva annunciato di «non mollare» sul censimento, aveva fatto un mezzo passo indietro dicendo che «non è una priorità». Concetto ribadito anche ieri. Ma questo non è bastato a placare la preoccupazione di Bruxelles, alla quale si è aggiunta ieri quella dell’Ocse.

La realtà dei rom è «una sfida» che accomuna tanti Paesi oltre l’Italia, come la Romania e la Repubblica Ceca, è la premessa da cui parte l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Ecco perché «bisogna fare in modo che, soprattutto per quanto riguarda le future generazioni, cioè i bambini o ragazzi di oggi, siano maggiormente integrate in società, e questo a loro beneficio». Se invece il censimento dei rom proposto da Salvini – spiega il segretario generale Ocse, MiguelAngel Gurria – «non punta al loro beneficio, ma verrà effettuato per altri motivi, allora ci preoccupiamo. Spero che l’obiettivo sia di meglio includerli in società». È infatti vero, aggiunge la numero uno dell’Organizzazione, che sui rom c’è «ancora molto lavoro da fare per cercare di meglio integrarli nelle nostre società».

E a sera sono pure i sindaci, chiamati in causa al mattino, a replicare alle parole di Matteo Salvini sulla richiesta dei Comuni di portare avanti una schedatura dei rom. «Noi sindaci non chiediamo censimenti di rom, sinti e caminanti, perché facciamo monitoraggi costanti», dice il presidente dell’Anci Antonio Decaro, ma a fini socio-sanitari ed educativi. Insomma «i bambini devono frequentare la scuola, a loro devono essere garantite vaccinazioni e assistenza sanitaria». E questo lavoro di monitoraggio «è cosa ben diversa dal censire un gruppo di persone su base etnica». Ciò che invece i sindaci si aspettano dal governo, prosegue, è «un piano nazionale alternativo agli insediamenti nelle baracche».

Ma Matteo Salvini tira dritto e, dal salotto di “Porta a Porta”, fa virare il discorso sui più piccoli. «Non è più sopportabile lo sfruttamento di migliaia di bambini, educati al furto e all’illegalità» nei campi rom, sostiene il ministro dell’Interno e vicepremier. E se non piace la parola censimento, si può sempre chiamarla «ricognizione, fotografia». Al netto di ciò, comunque, «siccome ci sono anche soldi pubblici – la conclusione -voglio capire come sono spesi». Anche perché, se fatto con lo spirito di «integrare», un censimento può avere una sua «utilità». A sostenerlo Amalia Settineri, procuratore presso il Tribunale per i minori di Roma, citando proprio il caso della Capitale dove non è la prima volta che si fa una mappatura nei campi rom per «capire i bisogni, le criticità, nella speranza di creare ponti tra territori e un’etnia che non è sempre integrata».

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