Chiuso lo SPRAR niente finanziamento e addio buona accoglienza

La decisione dell’amministrazione di Pisa di uscire dalla rete nazionale SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), non rinnovando i progetti attualmente in corso e gestiti dall’ARCI, si inserisce nel quadro delle politiche discriminatorie e antisociali che abbiamo più volte denunciato, a partire dal Documento Unico di Programmazione nello scorso dicembre.

Le persone coinvolte nei progetti (in tutto 35, tra cui 10 donne e 3 minori) sono titolari di protezione internazionale: si trovano in Italia perché nel paese d’origine erano a rischio di persecuzione, di morte o di trattamenti inumani, anche a causa di conflitti in corso. Un piccolo numero, comunque, che dimostra come il provvedimento della giunta Conti sia soltanto propaganda, sulla scia del triste esempio del Comune di Cascina, già uscito dalla rete SPRAR nel 2017. Provvedimenti che colpiscono anche gli operatori italiani che lavorano, con elevata professionalità, nel settore dell’accoglienza (11 nello SPRAR di Pisa).

 

La scelta dell’amministrazione è grave perché lo SPRAR rappresenta un modello di buona accoglienza riconosciuto a livello europeo, fondato su una rendicontazione trasparente, sull’assenza di margini economici per i soggetti gestori, sulla partecipazione dei territori, sull’accoglienza diffusa, su percorsi di orientamento al lavoro e inclusione sociale, sulla tutela sanitaria, psicologica, legale delle persone. Questa scelta va persino oltre la Legge Salvini, che ha sostituito lo SPRAR con il SIPROIMI (ora riservato ai titolari di protezione internazionale ed ai minori stranieri non accompagnati), a tutto vantaggio della gestione emergenziale assegnata ai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) di grandi dimensioni, di bassa qualità e a rischio di illeciti.

 

L’amministrazione comunale inganna consapevolmente la cittadinanza nel momento in cui annuncia che le risorse, prima destinate allo SPRAR, verranno utilizzate in favore di coloro che risiedono da tempo nel territorio. Sanno benissimo, o dovrebbero sapere, che quelle risorse provengono per il 95% dal Ministero degli Interni: non potranno, dunque, essere destinate ad altro semplicemente perché non arriveranno più. Chiuso lo SPRAR, niente finanziamento.

 

La verità è che a questa amministrazione non interessa lottare contro le diseguaglianze e la povertà, che i poveri siano italiani o stranieri. Per rendersene conto, basta guardare il bilancio triennale preventivo della Società della Salute, in cui le risorse destinate alle politiche sociali e per l’inclusione vengono drasticamente ridotte, rinunciando a ricevere finanziamenti statali e dunque non operando nessun risparmio. Dal 2019 al 2021, i comuni della zona pisana prevedono di spendere circa 5 milioni di euro in meno, tagliando tutti i progetti per senza dimora o immigrati, ma anche per iniziative come il contrasto al gioco d’azzardo. Oppure basta ricordare la bocciatura, in sede di bilancio comunale preventivo, della nostra proposta di destinare 500.000 euro alla riqualificazione di alloggi popolari di risulta per alleviare l’emergenza abitativa in città. Questi sono fatti. Il resto è propaganda.

 

 

Diritti in Comune (Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile)

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