Comuni al voto. Sfida sulla sicurezza

domenica
10 giugno 2018
Testata:
CORRIERE DELLA SERA
Pagina:
6

MILANO «Avere sindaci del M5S vuol dire avere sindaci che avranno dalla loro parte il governo nazionale». Luigi Di Maio su Facebook rompe il silenzio elettorale della vigilia del turno amministrativo che vede oggi seggi aperti in 761 comuni e subito si scatena la polemica, con le repliche risentite del governatore pd del Lazio Nicola Zingaretti («parole gravi») e del sindaco di Benevento Clemente Mastella («sono allibito»). II ministro dello Sviluppo economico poi corregge il tiro («Sappiano tutti i primi cittadini italiani che sarò dalla loro parte sempre, al di là del colore politico») e il caso si chiude.

Ma anche la scintilla di ieri conferma l’attesa con cui si guarda all’ennesimo turno elettorale di questa prima metà del 2018 dove ancora una volta tra i temi principali ci sono, oltre all’economia, la sicurezza e i migranti, spinti soprattutto dalla Lega di Matteo Salvini. Perché, per quanto limitato (votano poco meno di 7 milioni di elettori) e di carattere amministrativo, quindi con logiche a volte molto territoriali, sarà analizzato con gli occhi della politica.

E allora, se domani sera a partire dalle 23 si correrà a vedere chi piazzerà la propria bandiera sul pennone del Comune, sarà interessante constatare cosa succederà anzitutto nei 20 capoluoghi di provincia chiamati al voto (da Catania a Siena, da Vicenza a Trapani, da Brescia a Viterbo). In 15 città il sindaco uscente è espressione del centrosinistra. Se vanno presi per buoni sondaggi e ultimi turni elettorali è possibile che si assista a un ribaltone che aggreverebbe ulteriormente la crisi del Pd. Specie se dovessero crollare storiche roccaforti come Siena e Pisa o città importanti come Brescia e Catania.

La lunga stagione elettorale dei 2018 non si conclude con il turno amministrativo di oggi (e dei 24 giugno per il ballottaggio). Ci sono altre due regioni che nei prossimi mesi saranno chiamate alle urne. In autunno (le date non sono state ancora fissate) si voterà in Basilicata e in Trentino Alto Adige

Lega e 5 Stelle. Uniti dal contratto di governo a Roma, separati nei territori, sembrano poter contare sull’onda lunga del risultato del 4 marzo. Il Carroccio si presenta in modalità «centrodestra unito» e punta a riconquistare realtà, come Treviso e Vicenza (dove non si presenta il Movimento 5 Stelle), che erano finite sotto il governo del Pd. Anche se la partita più importante, specie dal punto di vista simbolico, si gioca in Toscana dove la Firenze renziana rischia di rimanere isolata.

Il centrodestra se la giocherà alla pari con i 5 Stelle nel Centro Sud. I fari sono puntati soprattutto sulla Sicilia, dove alle Politiche il Movimento ha fatto man bassa di voti. Per esempio, se a Messina confermassero il 45 per cento conquistato il 4 marzo vincerebbero in carrozza. Ma spesso nel voto amministrativo il consenso dei pentastellati è uscito ridimensionato rispetto al dato nazionale. Stavolta andrà diversamente oppure Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani si coloreranno di giallo? Nell’isola fa eccezione Catania perché qui il sindaco uscente, Enzo Bianco, ha sempre saputo andare al di là dei confini di centrosinistra e conserva una forza propria. Ma certo anche questo è un motivo in più, considerando la storica capacità della Sicilia di «anticipare» le stagioni politiche, per guardare cosa uscirà dalle urne già stanotte o, laddove si renderà necessario il ballottaggio, fra due settimane.

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