Consumo di suolo e crisi climatica, un disastro umano, ambientale, economico

In questi giorni in Emilia Romagna si sta consumando un disastro umano, ambientale, economico.

Come sempre in questi casi si sommano fenomeni atmosferici estremi, sempre più frequenti, e territori non più idonei a reggerne gli impatti. Su entrambi i fronti ci sono delle precise responsabilità politiche di chi amministra e ha amministrato ignorando gli allarmi sollevati dal mondo scientifico. Per questo riteniamo inaccettabili le lacrime di coccodrillo di chi non ha mai smesso di cementificare e asfaltare il territorio, perché è da almeno vent’anni che si conoscono i rischi di queste scelte.

Quando diciamo che il tempo sta scadendo e che se vogliamo avere un futuro non sono possibili vie di mezzo, non è una esagerazione: non esiste la possibilità di mediare con fenomeni di questo tipo, dobbiamo fare di tutto per ridurne frequenza e intensità, e per preparare ogni territorio a poterne reggere l’impatto.

E invece si fanno politiche opposte anche nel nostro territorio. Ricordiamo che la giunta Conti ha persistito fino in fondo a realizzare una Pisa a misura di parcheggio, in una città in cui sono disponibili solo 27 metri quadri di verde per abitante (Rapporto Ecosistema urbano 2020, Legambiente) e in cui il consumo di suolo corre a ritmi alti: dal 2017 al 2021 sono stati consumati quasi 44 mila metri quadri. Tutto questo è avvenuto in piena continuità con le politiche del centrosinistra: tra il 2006 e il 2017 furono cementificati quasi 142 mila metri quadri.

Dobbiamo dire basta. Non c’è una Tangenziale Nord-Est accettabile perché tanto è già stata programmata, non esiste una cittadella aeroportuale che può portare sviluppo in un quartiere che va sott’acqua se piove un po’ di più, non va bene un Piano Strutturale Intercomunale che prevede nuovo cemento a tutto spiano con il beneplacito di centrodestra e centrosinistra.

Oggi il rischio che l’Arno esondi è lo stesso del 1966, e questo è dovuto alle cementificazioni e all’asfalto: non bastano infatti a salvarci le opere fatte da allora per ridurre il rischio.

Se vogliamo garantire alle comunità di avere un futuro degno, è necessario impedire nuovo consumo di suolo e lavorare per contrastare la crisi climatica e ambientale. Non è un sogno utopico, è ciò che è necessario e ineludibile, e chi continuerà a sottrarsi a questa sfida, sarà responsabile di ogni nuova catastrofe.

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