Darsena Europa: un progetto “insostenibile”. Grave la decisione della regione sullo smaltimento dei fanghi

Da diversi anni ormai si parla della Darsena Europa, il molo tra Livorno e Calambrone, che si prevede avanzi in mare per circa 1.500 metri verso le secche della Meloria.

Già a fine 2017 presentammo un’interpellanza in cui evidenziavamo una serie di punti critici, sotto diversi profili. Oggi, alle criticità di allora si aggiungono due fatti rilevanti: la manifestazione di interesse da parte di soggetti privati è andata deserta venendo così a mancare circa 876 milioni rispetto alla cifra preventivata mentre il Governo ha deciso un finanziamento aggiuntivo di 200 milioni, caricando i contribuenti di nuovi costi.

Il progetto di un’opera così imponente si è sviluppato senza che fosse chiaro se ci sarebbe stata un’espansione dei flussi commerciali che la giustificasse, né quale fosse il quadro nazionale in cui si muovevano altri porti potenzialmente in espansione e in concorrenza (ad esempio Trieste e Vado-Savona): una strategia italiana non esiste. A livello toscano, la Regione non ha una programmazione armonizzata e coerente sulla costa: lo stesso Piano Strategico della Costa, pur facendo riferimento allo sviluppo di infrastrutture portuali di interesse nazionale e raccordi ferroviari, affronta il tema in modo superficiale e frammentario.

Ad oggi, se già sul piano socio-economico le carenze di strategie pubbliche e la mancanza di interesse degli investitori mettono in dubbio la validità dell’operazione, sul piano ambientale e paesaggistico gli aspetti critici che avevamo evidenziato allora continuano a non essere chiari.

Ricapitoliamo: le coste toscane sono investite da rilevanti problemi ambientali che hanno ormai anche effetti economici non trascurabili. E’ il caso, molto concreto per la nostra città, dei fenomeni erosivi che investono la costa e dell’impatto atteso dai cambiamenti climatici, la cui combinazione è considerata così grave sul piano socio-economico, che l’Unione Europea sta investendo risorse per ridurre o possibilmente evitare il problema, proponendo modelli economici di tipo sostenibile.

Le strategie europee, però, non sono tenute adeguatamente presenti dalla pianificazione e programmazione regionale in tema, anzi! La Regione, con la delibera 613 del 18/05/2020, ha autorizzato il reintegro e il ripascimento di arenili e spiagge anche con sedimenti di scavo di fondali marini di natura estremamente fangosa, senza imporre nessuna analisi chimica dei sedimenti stessi.

I fanghi sono costituiti da microparticelle che, per le loro dimensioni, assorbono meglio gli inquinanti non solubili in acqua quindi, a parità di volume di materiale utilizzato per il ripascimento, quello più fine tratterrà più inquinanti, un po’ come succede con la ruggine: la limatura si arrugginisce più velocemente di un unico blocco di ferro dello stesso peso. E non finisce qui: gli stessi fanghi trattengono più acqua e quindi, nel caso di inquinanti solubili, questi possono essere trasportati sugli arenili quando si mobilita il materiale… nel 2020 è ancora accettabile il rischio di inquinare le spiagge che noi frequentiamo?

Tutto questo senza contare che rimettere sabbia da dove le correnti la tolgono è inutile (come chiunque, giocando a scavare buche e costruire castelli di sabbia sulla battigia, può verificare) e costoso.

L’operazione Darsena Europa si colloca inoltre nel contesto di un modello economico che spinge sulla competitività tra territori attraverso investimenti in opere faraoniche. Risultato? Lavoro di bassa qualità nella fase di realizzazione e pesanti ricadute sul piano ambientale e paesaggistico sia a breve che a lungo termine, senza contare che le grandi opere sono spesso veri e propri poli di attrazione del malaffare (magari anche a vantaggio di alcune clientele e/o rapporti con poteri forti) se non della criminalità organizzata.

Il progetto, anche se già nel 2017 era ridimensionato rispetto all’idea iniziale, ha mantenuto quasi uguale il punto di arrivo (peraltro del tutto teorico) e non contiene un’analisi sugli effetti a carico del litorale immediatamente a Nord dell’intervento. L’amministrazione di centrosinistra aveva stanziato nel bilancio 50.000 € per uno studio sugli impatti sulla costa pisana, che non è mai stato realizzato. L’amministrazione leghista ne ha stanziati 30.000, ma ancora non sappiamo se e a chi sia stato affidato, se ci siano dei risultati o se sia ancora in corso, quali eventualmente siano i termini per la sua conclusione.

Il 27 luglio abbiamo quindi depositato un’interpellanza per chiedere chiarimenti in merito e per capire se lo studio è o non è ancora stato affidato, se l’amministrazione intenda ancora fare l’affidamento e, nel caso,quale sia la ragione del ritardo, e quali siano i tempi previsti per la sua esecuzione.

E’ insostenibile pensare alla realizzazione di una grande opera come la Darsena Europa senza dare risposte chiare sugli elementi di criticità e senza avere una visione strategica, col rischio di creare danni elevati alla cittadinanza sia economici sia ambientali.

 

Una città in comune

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