Dieci Proposte di Una città in comune per la promozione del benessere e della salute delle donne, delle persone LGBTQIA+*, degli uomini, delle coppie, dellə adolescentə

I Consultori sono stati istituiti nel 1975 con la legge 405 grazie alla pressione dei movimenti femministi e delle associazione come Cisa ed Aied : con queste spinte è stato poi possibile conseguire ulteriori conquiste ( ad esempio l’abrogazione dell’art 533 cp che rendeva illegale l’uso e la prescrizione della contraccezione)
Da allora anche grazie ai movimenti e alla passione di operatori ed operatrici, nel territorio pisano sono state sperimentate attività e servizi innovativi, rivolti a fasce di popolazione particolarmente importanti e vulnerabili ( Consultorio donne straniere, consultorio giovani ecc). Nei metodi e nella struttura le donne, i propri bisogni e le proprie vocazioni erano al centro ed il territorio, attraverso i comitati digestione partecipava attivamente alle scelte sulla salute. L’aver messo al centro la persona favoriva l’autodeterminazione
Con i tagli alla spesa sociale e sanitaria e con i processi di aziendalizzazione e medicalizzazione, la spinta originaria (quella della democratizzazione della medicina orientata alle relazioni sociali) è venuta a mancare e i Consultori sono diventati sempre più meri presidi sanitari, sul modello del poliambultatorio
In questo quadro la Toscana comunque sembra brillare nel panorama nazionale in ordine al raggiungimento degli standard relativi alla diffusione dei servizi consultoriali: in effetti i dati relativi alle prestazioni sanitarie e riferite alla tutela della maternità e della salute sessuale sono superiori a molte regioni italiane.
Ma troppo spesso la Toscana si ammanta di eccellenza, e troppo spesso lo fa in modo immeritato.
Se è vero che le prestazioni sanitarie relative alla tutela della gravidanza e della maternità (con la consegna presso i consultori dei libretti di gravidanza e le prestazioni pubbliche del percorso nascita), in parte hanno eroso il ricorso ai professionisti privati e hanno ridotto la medicalizzazione di un fatto naturale, il resto è tutt’altro che eccellenza.
I consultori in toscana sono poliambulatori, con prestazioni prevalentemente sanitarie e con dotazione di personale decisamente insufficiente. Per di più, ricordiamo che per due anni la regione Toscana ha finanziato il movimento Provita condividendone di fatto le finalità, orientate alla limitazione del diritto all’aborto e all’autodeterminazione.

Uno. Fuori i medici obiettori dal territorio: bisogna rendere più accessibile e sicuro il percorso di IVG
Da noi, nel 2023 abbiamo nella ginecologia consultoriale una imbarazzante presenza di obiettori: nella Asl Nord Ovest abbiamo la percentuale più alta delle aree vaste toscane, il 36 %. Noi chiediamo che i Consultori siano rinforzati come punto di riferimento sicuro, garantito e protetto per ricevere informazioni e prescrizioni urgenti su interruzione di gravidanza, pillola del giorno dopo e RU486. Poichè nei consultori non è sempre presente un medico prescrittore, va garantito il raccordo con i medici delle Case della Salute per garantire l’ immediato reperimento di prescrizioni e indicazioni tempestive. La contraccezione deve essere gratuita: vanno potenziate le risorse per rendere operativo quanto definito dalla programmazione regionale.

Due., Potenziamo i servizi e garantiamo salute
Per di più, nella Zona Pisana abbiamo un consultorio ogni 40.000 abitanti: praticamente la metà rispetto al parametro dei livelli essenziali (uno ogno 20.000 abitanti) e abbiamo gravissime carenze rispetto alla presenza di ostetriche, psicologi/e, assistenti sociali.

Tre. Meno ambulatorio e più servizio di comunità
Il consultorio di oggi è un poliambulatorio di forte caratura sanitaria, con una scarsa presenza di figure professionali capaci di rilevare il bisogno di salute del territorio e andare verso la comunità. E questo, con gli effetti devastanti che la pandemia ci ha lasciato, ci pare gravissimo.

Quattro. Promuoviamo salute con i ragazzi e le ragazze, “a casa loro”
Secondo le rilevazioni dell’ARS Toscana, gravissime sono le percentuali di ragazzi e ragazze raggiunte, perché il Consultorio organizzato così, con soli due pomeriggi di apertura, non può essere l’unico luogo di riferimento dei ragazzi e delle ragazze. Eppure i loro bisogni urlano, eppure in questo momento ci sarebbe l’urgenza di trasformare i servizi territoriali in presidi di comunità, e trasformare le prestazioni ambulatoriali in interventi proattivi di prossimità.
Ritorniamo nelle scuole: mai come ora c’è bisogno di educazione affettiva e sessuale, di interventi contro gli stereotipi di genere, di educazione alle differenze, di promozione di salute e di stili di vita sani nelle scuole. Eppure tocchiamo il punto più basso con i danni gravissimi che ha fatto questa amministrazione, con la rinuncia, tutta ideologica e autoreferenziale, alle risorse della Regione.

Cinque. Garantiamo l’equità, andiamo verso i bisogni, provochiamo domanda di servizi
Abbiamo chiaro tutti, perché è acclarato in tutta la ricerca scientifica che intercettare i bisogni e rendere accessibili i servizi a chiunque abiti il territorio è una scelta che oltre ad essere equa, è pure economica e fa risparmiare un sacco di risorse.
Non solo: emerge un fortissimo bisogno di cura delle malattie invisibili, che il mondo medico non vede o trascura, come per esempio la vulvodinia, o ci sono patologie lasciate alle prestazioni specialistiche, che invece avrebbero bisogno dell’intervento multiprofessionale.

Sei. Diamo concretezza alla istituzione dello psicologo di base
A fronte dei numeri risibili relativi agli e alle psicologhe presenti nei servizi territoriali, la Regione Toscana nel novembre 2022 ha istituito lo psicologo di base che dovrebbe operare nelle case di comunità. A Pisa l’avvio delle case di comunità è assolutamente embrionale: riteniamo che sia doveroso agire con urgenza e provvedere all’istituzione del servizio.
Ci auguriamo con forza che il livello di intervento non sia di tipo meramente ambulatoriale. Vogliamo ribadirlo ancora di nuovo e con forza: l’andare verso riguarda tutte e tutte le professioni che lavorano nel territorio e per chi dovrebbe dare supporto psicologico vale ancora di più.

Sette. Aprire i consultori, garantire l’accessibilità a tutte e tutti
Il consultorio nasce come servizio ad accesso libero. Non si può basare la maggior parte degli interventi di un consultorio sulle prenotazioni: abbiamo il dovere di rendere accessibili i servizi di tutela della salute. Il sistema di prenotazioni attuale (che implica pazienza e disponibilità nelle attese al centro prenotazioni o al numero del consultorio) taglia fuori, probabilmente la fascia di popolazione che ne avrebbe più bisogno che è quella meno sensibilizzata.

Otto. Riprendiamoci il diritto di pensare ai consultori come a luoghi di donne e per le donne
Questo modello di servizio, oltre che essere sostanzialmente un ambulatorio, è tutto centrato sulla famiglia e sulla donna nella sua funzione riproduttiva.
Vogliamo che i consultori tornino ad essere luoghi della comunità, luoghi di autodeterminazione, di difesa della salute riconosciuti da tuttə.  Vogliamo che non esistano consultori “speciali”per le soggettività LGBTQIA+ e che il consultorio sia la casa per promuovere diritti di salute collettivi.

Nove. Il pensiero femminista al centro dell’intervento sulla violenza
Nessun intervento sulla violenza domestica è possibile se non si combatte il potere del patriarcato e non si garantiscono percorsi di liberazione delle donne. E’ necessario sempre più potenziare formazione, sensibilizzazione e sostegno alle donne, rendendo il Centro Antiviolenza un servizio stabile, inserito a pieno titolo nella rete dei servizi.

Dieci. Garantiamo luoghi sicuri per la salute delle cittadine di origine straniera.
Prendendo atto della proposta regionale che prevede l’attivazione, presso l’azienda ospedaliera pisana, di un servizio di secondo livello dedicato alla cura delle vittime di mutilazioni genitali femminili (MGF), pensiamo che il territorio debba essere un luogo di prima garanzia della salute e di primo accesso.
E’ importante costituire un servizio di primo intervento sul problema delle Mgf da un lato potenziando il personale ostetrico e ginecologico e dall’altro garantendo una formazione completa delle operatrici sul riconoscimento, la sensibilizzazione e l’aggancio delle donne vittime di mgf. Presso il consultorio, d’intesa con l’ospedale dovrà essere strutturato un percorso di primo contatto e di invio al servizio ospedaliero. Per questo è necessario garantire una campagna informativa con materiale multilingue da diffondere presso la rete sociale del territorio e il potenziamento della presenza di mediatrici culturali e linguistiche formate.

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