Distretto 42, il niet del sindaco. Per il Municipio dei Beni Comuni sono “prove di autoritarismo”

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“Abbiamo assistito basite e basiti al lungo intervento del sindaco Marco Filippeschi, dopo la presentazione della mozione popolare nella quale oltre seicento cittadini chiedono il ritiro della firma del Comune di Pisa dal protocollo del Progetto Caserme. Nel pomeriggio di ieri, giovedì 19 marzo, Martina Pignatti Morano, presidente di Un Ponte per… e prima firmataria della mozione, ha illustrato i contenuti del progetto frutto di un lungo percorso di partecipazione cittadina, nel quale si indica a chiare lettere la possibilità oltremodo realistica di convertire a uso sociale e culturale gli spazi in grave abbandono dell’ex distretto di leva ‘Curtatone e Montanara’. Tuttavia il buon senso – e il sentimento del buon gusto – non hanno diritto di cittadinanza a Palazzo Gambacorti. Infatti le dichiarazioni del sindaco Filippeschi chiudono senza eccezioni alla possibilità di un dialogo, di un confronto, di una elaborazione congiunta, che sappia tenere insieme buona politica e le straordinarie risorse inespresse della città. Filippeschi senza mezzi termini ha definito ‘irrealistica’ e irresponsabile non solo la richiesta di un ritiro della firma da parte del Comune dal protocollo ‘Caserme’, ma addirittura trascurabile una progettazione che è il frutto di un anno di lavori, alla quale – tra le altre cose – hanno preso parte professionisti e studiosi di architettura e urbanistica. Per il sindaco di Pisa è realistico, invece, perseverare in un progetto fermo da 15 anni che richiede 200 milioni di euro, e che allo stato attuale non ha reperito nemmeno 1 euro di risorsa. Con paradossale disinvoltura Filippeschi da una parte ignora la proposta di autorecuperare a costo zero un bene per tutta la città, dall’altra evita di ricordare che la richiesta di entrare in possesso di quel bene tramite il cosiddetto federalismo demaniale è stata respinta proprio per la testarda insistenza sul Progetto Caserme. Sono le solite stanche menzogne – tali sono, senza troppe sfumature -, come quelle sui presunti danni erariali che deriverebbero da una revisione del disegno originario, quando tutti sanno che su un progetto di mera intesa qual è il protocollo ‘Caserme’ non è previsto niente di tutto ciò. L’unico danno che la città di Pisa rischia e di vedere ancora chiuso il Distretto 42. Non solo i contenuti dell’intervento del sindaco sono disperanti e inspiegabilmente aggressivi, ma ancor di più il metodo messo in campo. Il teorema di Filippeschi è molto semplice: ‘Io ho vinto le elezioni e io decido cosa è giusto fare’. Un’aberrazione che non ammette replica da parte di nessuna opposizione, sia essa di partito o di movimento, per cui le istanze sociali e i bisogni, se non sono riconosciuti dall’autorità non hanno diritto di cittadinanza. L’intervento di ieri ha segnato una tappa inquietante della storia politica cittadina, il cui senso impressiona e spaventa. Siamo di fronte a uno scollamento radicale tra corpo civile, sociale e le istituzioni rappresentative, per il quale l’espressione di una posizione alternativa a quella di ‘chi comanda’ è un’inezia, un fenomeno da ovviare sulla base di un presunto consenso totale. Se il sindaco Filippeschi avesse tempo di spulciare tra le firme dei cittadini che hanno sottoscritto la mozione, troverebbe invece tanti dei suoi elettori ed elettrici. Nemmeno il dileggio può essere taciuto per il nostro sindaco, quando apostrofa il Municipio dei Beni Comuni come un gruppo di velleitari che da anni ripeterebbe sempre la stessa solfa. ‘Siamo invecchiati insieme in questi sette anni di mandato’ ha affermato Filippeschi. La risposta è una sola: lei è invecchiato, caro Sindaco, noi saremo sempre forti della freschezza onesta delle nostre idee, e delle nostre sacrosante convinzioni. La necessità di dare precedenza alla discussione sui fatti di Tunisi non ha permesso la votazione conclusiva. Tutto è stato rimandato a giovedì 26 marzo, quando si concluderà la discussione e noi saremo ancora presenti. Cosa accadrà in quella sede? Le prospettive non sono rosee, tutt’altro, ed è per questo che invitiamo tutte le cittadine e i cittadini a essere ancora una volta presenti in massa. Lo abbiamo già affermato e lo ribadiamo: a quel punto sarà la città a decidere quando e come riaprire i cancelli di via Giordano Bruno”. Municipio dei Beni Comuni

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