Distretto 42: sgomberati anche dagli alberi

mercoledì 23 aprile 2014, NAZIONE PISA Pagina: 8

Distretto 42: sgomberati anche dagli alberi

Oltre 12 ore di ‘resistenza’ del Municipio. Filippeschi apre: «Ok all’uso per finì sociali»

DODICI ore di resistenza passiva. Dodici ore di presidio costante. Si è conclusa ieri, con l’apposizionedei sigilli, l’occupazione della Caserma Curtatone e Montanara, in via Giordano Bruno. Gli attivisti del Municipio dei Beni Comuni avevano occupato il 15 febbraio l’immobile di proprietà del Ministero della Difesa abbandonato da anni. Nei mesi, l’area ha vissuto
una metamorfosi. L’operosità degli attivisti ha annientato il degrado del grande parco verde usato fino a ieri come spazio di socializzazione. Nonostante l’occupazione violasse, nella forma, la legalità, gli abitanti dell’area e molti pisani avevano gradito l’apertura della Caserma, ammirati dal luogo tornato a nuova vita.
PROTAGONISTA di ieri, però, è stata la legge, che decine di poliziotti e carabinieri hanno difeso per dodici ore, tanto quanto gli occupanti il Distretto. Fin dalle otto le vie intorno alla Caserma erano circondate dagli uomini della legge che hanno iniziato trattative con gli occupanti, alcuni dei quali appostati su alberi e tetti opponendo diniego alle intimazioni dei poliziotti. Nessuna violenza e nessun momento critico.
Solo qualche minuto di apprensione per l’ex consigliere comunale di Sel, Sandro Modafferi, investito da un’auto che provava a farsi strada fra la calca. Per Modafferi, trasportato al Pronto Soccorso, dieci giorni di prognosi e un ginocchio gonfio. Sul posto c’era anche l’assessore Dario Danti ed esponenti di Sel, Prc e «Una città in comune». Solidali gli attivisti di «Opposizione Cgil»e i Cobas. Alle 20.17 gli occupanti hanno cessato la resistenza e sono scesi dai tetti. Le forze dell’ordine hanno apposto i sigilli alla struttura e denunciato 16 persone. La vicenda della Caserma non si chiude tuttavia. Uno spiraglio è stato aperto dal sindaco Filippeschi dopo un incontro con gli attivisti: «L’azione delle forze dell’ordine era prevista e dovuta a un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Ritengo che nella legalità si possa creare un dialogo con il Ministero della Difesa perché almeno parte del complesso sia riaperta e utilizzata per attività a fini sociali, secondo impegni, regole e scadenze temporali. Il Comune farà la sua parte per favorire questo esito». Frattanto, il parlamentare Ermete Realacci ha spiccato una interrogazione parlamentare.

Eleonora Mancini

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