«Elezioni anticipate, no grazie». Il Pd fa pressing su Filippeschi. Scattano gli appelli della società civile e delle imprese

NAZIONE PISA Pagina: 8

«Elezioni anticipate, no grazie» Il Pd fa pressing su Filippeschi
Il Pd fa pressing su Filippeschi. Scattano gli appelli della società civile e delle imprese

SALE la febbre e aumentano i battiti nella città della Torre. E’ crisi di governo dopo l’uscita di Sel dalla maggioranza. E le elezioni anticipate sono uno degli scenari possibili che più fanno tremare e gonfiare le vene non solo ai politici in poltrona. Se il Pd, per faide interne, deciderà di far saltare la maggioranza e sfiduciare il sindaco si andrebbe difatti a votare, ma non prima del 2016, col rischio di ingessare cantieri e progetti in corso, perché tutto sarebbe affidato a un commissario prefettizio. Fioccano così gli appelli di associazioni e società civile affinché si mettano da parte i tatticismi politici e si vada avanti «per il bene di Pisa». A Una Città in Comune, che chiede discontinuità, dimissioni del sindaco ed elezioni anticipate
(«perché la coalizione che lo sosteneva si è dissolta con la defezione di Sel»), fanno da contraltare le firme dell’appello spontaneo «Noi stiamo con il sindaco» indirizzato a Filippeschi «alla sua squadra e a tutte le persone chiamate a contribuire alla realizzazione del programma di mandato». Il presidente di Cna, Andrea Zavanella, esprime la preoccupazione delle imprese di fronte alla «gran confusione e alla rissa continua» in atto: «La politica deve smettere di guardarsi l’ombelico e cominciare a risolvere i problemi». Con lui il direttore di Cna, Rolando Pampaloni: «Scellerato buttare tutto a monte». Anche il presidente di Confesercenti, Antonio Veronese, richiama all’ordine i politici: «Sia scongiurata l’ipotesi di dimissioni dell’attuale giunta. Le imprese devono avere certezze dell’amministrazione sul compimento dei progetti condivisi».
IL CLIMA è rovente e surriscaldato dal Pd, intrappolato in una doppia guerra su due livelli, quello fra le correnti locali e quello fra il locale e il regionale, dominato dai renziani a loro volta divisi. Una guerra tutta politica cui l’avvicinarsi delle Regionali ha impresso un’accelerata e nella quale Filippeschi viene compresso e caricato di responsabilità. Da un lato, il partito toscano chiede al sindaco un autentico svecchiamento e di smarcare Pisa da posizioni ereditate, dall’altro, invece, è l’eredità di vecchi rancori nel partito locale a ribollire ed ad alimentare alleanze, come quella fra alcuni fedelissimi renziani e cerriani. Dopo il no di questi ultimi all’offerta dell’assessorato liberato da Danti (che insegue la più conveniente sirena fiorentina), Filippeschi potrebbe riprovarci per salvare il salvabile e mettere pace. Al prezzo, però, di rimpasto e agnelli sacrificali in Giunta e nuovi inevitabili malumori anche in Consiglio comunale dove la maggioranza già traballante e le fameliche opposizioni aspettano, per domani, l’ufficialità dell’uscita di Stefano Landucci. E a una coalizione sempre più indebolita, anche a pace fatta, potrebbe dare il colpo di grazia qualche mina vagante all’interno del Pd.

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