Emergenza mobilità: le città rischiano il collasso senza investimenti e progetti

La discussione su fase 2 e riapertura delle attività produttive impazza ma alcuni dei nodi fondamentali da affrontare per gestire le specificità di questa situazione vengono completamente trascurati dal Governo, dalle Regioni e anche dei Comuni. Uno di questi riguarda la mobilità.

In relazione alla decisione del Governo di riaprire alcune attività quali librerie, negozi per neonati etc… la Regione Toscana invita tutti e tutte a recarsi al lavoro preferibilmente con la propria auto privata. E non è la sola a proporre questa soluzione. Così però si persegue un modello di sviluppo insostenibile: occorre essere consapevoli che la fine delle restrizioni pone un problema grave di impatto del traffico nelle città italiane. E’ un’emergenza che va affrontata preventivamente ed urgentemente.

Nei fatti l’uso del trasporto pubblico in queste settimane è quasi completamente scomparso sia per le disposizioni di riduzione del contagio ma anche per la paura e sfiducia dei cittadini e delle cittadine nei confronti di un sistema pubblico che in tantissime città era già quasi al collasso a causa di anni di privatizzazione, tagli e mancanza di investimenti sui mezzi e sul personale (per non parlare dei treni per i pendolari, spesso ridotti a veri e propri carri bestiame). Oggi anche questo nodo, come quello dello smantellamento della sanità pubblica, viene al pettine.

E’ facilmente prevedibile che nel momento della riapertura delle attività, al di là delle indicazioni degli enti, le persone, specialmente le più vulnerabili, saranno costrette ad usare quasi esclusivamente la loro auto, ma il tema degli spostamenti in sicurezza e del diritto alla mobilità non possono essere scaricati sulle singole persone! Chi non ha un suo mezzo come potrà lavorare?

Non è ammissibile usare ancora una volta la scorciatoia e il rilancio dell’uso dell’auto privata, con ciò che questo comporterà in termini di aumento del traffico e di pesanti ricadute negative sull’ambiente e sulla salute della cittadinanza. Si rischia un vero e proprio collasso delle nostre realtà urbane, che i Comuni e le Regioni non stanno in alcun modo affrontando.

Se l’investimento sulla mobilità sostenibile era già prioritario ed urgente, come ripetiamo da anni, oggi non è più rinviabile, anche per tutelare le cittadine e i cittadini più vulnerabili.

Se si ha realmente l’obiettivo di garantire la salute personale e collettiva nelle nostre città e una migliore qualità dell’aria e della vita di tutti e tutte, affrontando anche la crisi economica e sociale che colpirà la cittadinanza come mai prima d’ora, si possono solo riconoscere di più i diritti e aumentare le tutele.

Per farlo si devono dirottare immediatamente gli investimenti a favore dell’interesse pubblico, si devono sviluppare strategie che modifichino profondamente il modo di muoversi: occorre investire su tutti i mezzi di trasporto alternativi all’auto privata e andare chiaramente verso un modello di trasporto pubblico gratuito.

Trasporto pubblico e sanità pubblica devono essere potenziati, andando in una direzione nettamente alternativa a quella imposta dalle politiche liberiste di questi ultimi venti anni, per rendere salute e ambiente meno vulnerabili e quindi meno soggetti a catastrofi come quella che stiamo vivendo.

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