Ex Gea: l’ennesima speculazione ad personam della Giunta Conti

Proseguono a ritmo serrato i lavori per la realizzazione di un supermercato in via Emanuele Filiberto nell’Ex-Gea dove nel 2003 era nato il Laboratorio delle disobbedienza Rebeldìa.

È importante ricordare che siamo davanti all’ennesima speculazione!!!

In occasione dell’approvazione della variante sull’Arena Garibaldi denunciammo con forza che l’inserimento dell’area dell’ex-Gea in via Emanuele Filiberto, di proprietà della Cemes di Madonna, era una operazione della giunta Conti che utilizzava la variante stadio per dare via libera ad una speculazione immobiliare altrimenti non realizzabile che nulla aveva a che vedere con la riqualificazione dello stadio, né con l’interesse pubblico.

Ricordiamo, infatti, che la Cemes aveva presentato agli uffici comunali una richiesta di variante di destinazione d’uso a fini commerciali per l’ex-Gea, prima di proprietà dell’Università di Pisa. L’obiettivo era realizzare un nuovo supermercato. La pratica presentava però varie criticità e non era andata avanti: essendo in fase di redazione il nuovo Piano strutturale, la richiesta della Cemes sarebbe dovuta rientrare all’interno di questo strumento di pianificazione urbanistica.

E qui arriva il colpo di scena. La Cemes presenta un’osservazione alla variante stadio in cui chiede nuovamente il cambio di destinazione d’uso per l’area, mettendo sul piatto la disponibilità di qualche posto auto in occasione degli eventi sportivi. Tale area, però, è esterna alla variante per l’Arena Garibaldi e non attiene in nessun modo alla procedura urbanistica in corso. Anche tenendo conto che la pratica era già stata bloccata, l’osservazione andava respinta: invece, in Commissione urbanistica, la maggioranza ha accolto senza difficoltà l’osservazione della Cemes: Siamo di fronte ad una variante ad personam.

Noi abbiamo sempre ritenuto sbagliato pensare una nuova area commerciale sotto le Mura in una area già congestionata, dove negli anni dalle associazioni del Progetto Rebeldìa sono state avanzate decine di progetti di recupero a fini sociali e culturali sempre respinte.

E ancora una volta siamo davanti ad una operazione che nulla ha a che vedere con l’interesse pubblico.

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