Ex missini, i No Islam militari e catto-ultrà Ecco i leghisti al potere

sabato
30 giugno 2018
Testata:
TIRRENO
Pagina:
5

LA MAPPA DI CHI CONTA

La vittoria nelle città insedia una nuova classe dirigente E per Firenze e Livorno caccia a candidati sindaci civici

Mario Neri/LIVORNO

Ci sono gli ultras cattolici e i paladini no-Islam tipo Gianluca Gambini, l’ex forzista pisano animatore del comitato #NoMoschea, che capì quale sarebbe stato il carro dei vincitori molto prima del 4 marzo. Per lui Michele Conti avrebbe già pronta una poltrona da assessore. Poi c’è un vigilante-assessore per ogni città, per sbandierare meglio il vessillo della legittima difesa. In fondo Susanna Ceccardi ne è stata prima ancella: resterà memorabile il selfie con revolver dal poligono. «C’è chi ha detto: “Chi offende mia madre merita un pugno”», non volle essere da meno Edoardo Ziello, deputato e diarca del tandem a cui i maligni attribuiscono la vera regia del nuovo fortino sotto la Torre. E allora a Pisa ecco Alessandro Bargagna, «esperto in sicurezza», giura la sindaca di Cascina e leader toscana, motivando la qualifica con l’appartenenza del suddetto alle Guardie di Città. E un consigliere “sceriffo” sarà anche il massese Nicola Martinucci, 28 anni. Ma chi compone e come è cresciuta la classe dirigente leghista? Dipende.

Se si chiede a Ceccardi saltano fuori alcuni nomi, se si interroga il segretario regionale Manuel Vescovi altri. «I nostri a Firenze? Federico Bussolin e Andrea Barabotti» risponde decisa lei, un’investitura da anti-Nardella per il responsabile giovani e il responsabile enti locali. «Alessandro Scipioni e Filippo La Grassa, i segretari provinciale e cittadino, un militare il primo, dipendente del gruppo regionale il secondo», è sicuro lui. Insomma, il sovranismo toscano è appena nato ed è già correntizio, diviso fra esuberanza rottamatrice del sistema-Susy e il moderatismo “vescovile” del veneto trapiantato a Pistoia. Unico fronte su cui siano d’accordo: «Punteremo su candidati sindaci civici anche a Firenze e a Livorno».

I due sono gli unici che possano alzare il telefono e avere un filo diretto col capo. Chi la spunterà? Il punto di rottura nella geografia è fissato alle regionali 2015. La Lega al 18%. E poi il “sacco” di Cascina. «Così dal 2014 ad oggi siamo passati da 260 a oltre 3.000 iscritti – ricorda Vescovi – e da 6 a 97 consiglieri comunali». Ma è chiaro che le vittorie di Pisa e Massa peseranno; su entrambe c’è il marchio della Susy. Sono suoi fedelissimi rastrellatori di voti come Guido Mottini, “signore” delle liste massesi, artefice della candidatura di Francesco Persiani. Alla vigilia del ballottaggio scaldò la folla: «Qui c’era un grande polo industriale, oggi è la città con più tumorità». Ipse dixit.

Ma raccontare la nuova “civiltà” leghista come un esercito che erutta fra piazze e social non basta a comprendere la sostituzione politica andata in scena con le ultime amministrative. Dietro il leghismo additato come “puzzone” e xenofobo c’è un’organizzazione da vecchi partiti popolari. Ceccardi e Ziello ne fanno un motivo di vanto. «I nuovi comunisti siamo noi», azzardano. Così nel consiglio pisano entrano figli del Cep, l’ex quartiere rosso travolto dall’onda verde, ma pure uno come Alessandro Gennai, «ex chirurgo del Santa Chiara e iscritto al Rotary». Di palazzo e caminetti si muore, è il mantra della zarina. Così, se vescoviano è Marco Lan

di, elbano, traghettatore della Lega a Siena, e lo è Mario Lolini, exmissino e exAn, l’agricoltore-assessore e neodeputato grossetano – che sul Carroccio ha imbarcato anche un come Pasquale Virciglio, ex padrino maremmano di Sovranità, la costola di Casapound – per ora sembrano dominare gli allievi di Susy. Vedi la consigliera regionale versiliese Elisa Montemagni o Lorenzo Gasperini, 27 anni, cecinese. Studi in filosofia politica, qualche “intervento” sul Foglio, potrebbe essere il tessitore anti-Nogarin. Anni fa si fece notare così: «Enrico Rossi – disse – è favorevole alla pillola abortiva, che è uno sterminio sistematico di innocenti. Hitler e Stalin al cospetto sono stati molto più buoni».

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