Fanelli “Per ripartire la sinistra deve tornare alla politica dei nonni”

domenica
24 giugno 2018
Testata:
REPUBBLICA FIRENZE
Pagina:
II

Intervista

MARIA CRISTINA CARRATÙ

La vita e le opere di un “vecchio” comunista possono ancora ispirare la politica (di sinistra) di oggi? Orazio Barbieri (1909-2006), partigiano, amico di Togliatti, esponente di spicco del Pci fiorentino e nazionale, parlamentare, fondatore dell’Associazione Italia Urss e dell’Arci, sindaco di Scandicci dal `64 al `75, presidente di Fiorentinagas, scomparso a 97 anni senza aver mai smesso di fare politica, è stato un tipico figlio del secolo breve. «La sua storia, però, riletta senza pregiudizi, interpella anche noi», spiega Antonio Fanelli, storico e antropologo esperto di cultura popolare e culture politiche locali, autore della prefazione all’autobiografia di Barbieri La fede e la ragione. Ricordi e riflessioni di un comunista (con postazione di Giuseppe Vacca) appena riproposta da Olschki a 36 anni dalla prima edizione del 1982.

Fanelli, in un’epoca postideologica, e ormai anche post partitica, come può un comunista doc aiutare la sinistra di oggi a riflettere su se stessa? «Barbieri è un uomo che si fa domande “vere”. Quando diventa presidente della Fiorentinagas, spa che punta al profitto, si chiede: da comunista che ci faccio qui? La sua risposta è chiara: devo portare l’etica dentro l’azienda, e cioè la trasparenza, la partecipazione, la responsabilità pubblica nella gestione dei servizi. Barbieri aveva intuito che la sinistra, per essere tale, avrebbe dovuto mantenere un approccio critico al sistema di cui era entrata a far parte, non camuffarsi. Chi, a sinistra, è venuto dopo di lui, ha ignorato questo avvertimento».

Barbieri incarna il tipo morale del comunista novecentesco che fa politica in nome e per conto di una classe sociale. Un mondo, bisogna ammetterlo, ormai tramontato.

«Bisogna anche ammettere, però, che la tragedia della sinistra degli ultimi trent’anni sta proprio nell’essersi totalmente distaccata dalle classi popolari, e nel non aver più saputo attingere dal basso una classe dirigente che ne fosse espressione. Come lo fu Orazio Barbieri, di famiglia operaia, alla fine diventato anche un intellettuale, ma sempre per spirito di servizio e con enorme sacrificio personale. Oggi l’antica adesione “mimetica” del partito alla società è sparita, insieme alla capacità di costruire alleanze fra gruppi sociali diversi, ceti popolari, ceti medi, intellettuali».

Nè si tratta semplicemente di spostarsi più a sinistra del Pd… «No, come appunto dimostra la sorte delle formazioni del tutto autoreferenziali nate da questa illusione. Se la società civile resta vitale e reattiva, vedi l’impegno di tanti giovani nelle Case del popolo toscane, è perché ha difeso la sua autonomia da questo abbraccio. La sinistra, per ripartire, dovrebbe scavalcare la generazione dei “padri” imborghesiti degli anni `70 e riconnettere queste esperienze alla cultura politica della generazione dei “nonni” e dei “bisnonni” alla Orazio».

Intanto la Lega dà l’arrembaggio anche alla Toscana cavalcando nuove paure….

«Da sindaco di Scandicci, Barbieri ebbe a che fare con un’immigrazione altrettanto massiccia dell’attuale, quella dal Sud Italia. Ma seppe affrontarla, da comunista, avendo alle spalle un partito e un sindacato che offrivano solidarietà e accoglienza agli immigrati considerandoli parte integrante di una classe sociale, coprotagonisti di un progetto comune di lotta e di cambiamento centrato sul lavoro. Oggi, alla sirena razzista ci si oppone con le mobilitazioni antirazziste, necessarie, ma che non bastano. Come non basta occuparsi degli ultimi relegandoli in un “limbo” assistenziale, con un’accoglienza di stampo cattolico-paternalista, anziché con un progetto di integrazione scaturito da una visione globale della società».

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